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una simile proposta, ma dichiarò che non si sarebbe mossa di casa se non le fosse stato permesso di affidarne la direzione alla zia Maria, e Guido si adattò senz’altro. Egli però continuò ad accarezzare l’idea di poter aver Carmen a sua disposizione al posto lasciato libero da Ada. Un giorno disse a Carmen che se essa non fosse stata tanto occupata in ufficio, egli le avrebbe volentieri affidata la direzione della sua casa. Luciano ed io ci guardammo, e certamente scoprimmo ognuno nella faccia dell’altro un’espressione maliziosa. Carmen arrossì e mormorò che non avrebbe potuto accettare.

— Già — disse Guido con ira — per quegli sciocchi riguardi al mondo non si può fare quello che gioverebbe tanto!

Però tacque anche lui presto ed era sorprendente abbreviasse una predica tanto interessante.

Tutta la famiglia accompagnò Ada alla stazione. Augusta m'aveva pregato di portare dei fiori per la sorella. Arrivai un po’ in ritardo con un bel mazzo di orchidee che porsi ad Augusta. Ada ci sorvegliava e quando Augusta le offerse i fiori ci disse:

— Vi ringrazio di cuore!

Voleva significare di aver ricevuto i fiori anche da me, ma io sentii ciò come una manifestazione di affetto fraterno, dolce e anche un po’ fredda. Basedow certo non ci entrava.

Pareva una sposina, la povera Ada con quegli occhi ingranditi smisuratamente dalla felicità. La sua malattia sapeva simulare tutte le emozioni.

Guido partiva con lei per accompagnarla e ritornare dopo pochi giorni. Aspettammo sulla banchina la partenza del treno. Ada rimase affacciata alla finestra della