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consisteva nel gridar delle insolenze nel piccolo orecchio di quella scimmietta urlante. N’ebbi il solo risultato di far cambiare il ritmo alle sue strida, perchè si mise a gridare dallo spavento. Poi avrei voluto tentare un altro sistema un poco più energico, ma Augusta ricordò in tempo l’invito di Guido e m’accompagnò alla porta promettendomi di coricarsi sola se io non fossi rincasato che tardi. Anzi, pur di mandarmi via, si sarebbe anche adattata di prendere senza di me il caffè la mattina appresso, se fossi rimasto fuori fino allora. C’è un piccolo dissidio fra me e Augusta — l’unico — sul modo di trattare i bambini fastidiosi: a me pare che il dolore del bambino sia meno importante del nostro e che valga la pena d’infliggerglielo pur di risparmiare un grande disturbo all’adulto; a lei invece sembra che noi, che abbiamo fatti i bambini, dobbiamo anche subirli.

Avevo tutto il tempo per arrivare all’appuntamento e attraversai lentamente la città guardando le donne e nello stesso tempo inventando un ordigno speciale che avrebbe impedito ogni dissidio fra me ed Augusta. Ma per il mio ordigno l’umanità non era abbastanza evoluta! Esso era destinato al futuro lontano e non poteva più giovare a me se non dimostrandomi per quale piccola ragione si rendevano possibili le mie dispute con Augusta: la mancanza di un piccolo ordigno! Esso sarebbe stato semplice, un tranvai casalingo, una sediola fornita di ruote e rotaie sulla quale la mia bimba avrebbe passata la sua giornata: poi un bottone elettrico toccando il quale la sediola con la bimba urlante si sarebbe messa a correre via fino a raggiungere il punto più lontano della casa donde la sua voce affievolita dalla lontananza ci sarebbe