Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/345

342

piegò per ingombrare il nostro piccolo ufficio di fantasticherie che c’impedivano ogni sana operosità. A un dato punto, per iniziare il lavoro in commissione, lanciammo per posta un migliaio di circolari. Guido fece questa riflessione:

— Quanti francobolli risparmiati se prima di spedire queste circolari sapessimo quali di esse raggiungeranno le persone che le considereranno!

La frase sola non avrebbe impedito nulla, ma egli se ne compiacque troppo e cominciò a gettare per aria le circolari chiuse per spedire solo quelle che cadevano dalla parte dell’indirizzo. L’esperimento ricordava qualche cosa di simile ch’io avevo fatto in passato, ma tuttavia a me sembra di non essere mai arrivato a tale punto. Naturalmente io non raccolsi nè spedii le circolari da lui eliminate, perchè non potevo essere certo che non ci fosse stata realmente una seria ispirazione che lo avesse diretto in quell’eliminazione e dovessi perciò non sprecare i francobolli che toccava di pagare a lui.

La mia buona sorte mi impedì di venir rovinato da Guido, ma la stessa buona sorte m’impedì pure di prendere una parte troppo attiva nei suoi affari. Lo dico ad alta voce perchè altri a Trieste pensa che non sia stato così: Durante il tempo che passai con lui, non intervenni mai con un’ispirazione qualunque, del genere di quelle della frutta secca. Mai lo spinsi ad un affare e mai gliene impedii alcuno. Ero l’ammonitore! Lo spingevo all’attività, all’oculatezza. Ma non avrei osato di gettare sul tavolo da giuoco i suoi denari.

Accanto a lui io mi feci molto inerte. Cercai di metterlo sulla retta via e forse non ci riuscii per troppa iner-