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destinate pe’ movimenti solleciti delle sempre vittoriose sue truppe, fosse pure per farle fuggire. Il Piemonte ..... oh il Piemonte faceva bene i suoi interessi; chè leggeva nel futuro. Il suo Re aveva sempre fissi gli occhi al cielo per vedere se spuntasse il suo astro; e tagliava per lungo e per largo il piccolo ma fiorente regno con ferrovie che dovevano rendere in que’ tempi fiorente il commercio dello stato, e più tardi condurre l’eroico esercito a vincere a Palestro, a Magenta ed a san Martino per fare l’Italia. Eran sette chiesuole in Italia, anzi dirò meglio sette ovili, ed i rispettivi pastori cercavano sempre il maggior bene delle loro pecorelle così che molti di essi per non farle cadere in bocca al lupo le consegnavano legate ai macellai.

Ma suonarono finalmente le trombe del giudizio, e nel bel paese fu fatto unum ovile et unus pastor; però questi non tiene in mano il vincastro ma impugna bravamente una spada.

Ora, cambiate le condizioni d’Italia, lo scopo da prendersi di mira nell’ordinamento delle ferrovie debbe sì veramente essere quello di favorire il commercio per comuni, per provincie, per regioni; ma non debbesi disgiungerne l’altro di facilitare le comunicazioni, accorciarle, assicurarle tra la sede del governo ed i grandi depositi militari e le piazze e le fortezze del regno.

Nessuno potrà impugnarmi che Ancona per la sua posizione sia la piazza ed il porto più importante d’Italia sull’Adriatico, come è indubitato che la Spezia addiverrà fra non molto il primo arsenale marittimo e la sede principale dell’armata italiana sul mediterraneo. Fa mestieri pertanto che questi due grandi centri si sostengano e si aiutino reciprocamente. Se la Spezia può fare a meno di Ancona, questa non può essere abbastanza forte senza l’aiuto di quella. — Si badi che non voglio già far viaggiare le navi corazzate per terra. — In fatto, in una guerra che abbia l’Italia con la sua naturale nemica, non è a credersi che l’Adriatico sia sgombro delle costei navi, e sia libero sempre l’accesso alle nostre per rifornire la divisione colà stanziata o per rifornire la piazza di Ancona. Ma non basta. Stabilita provvisoriamente la capitale del regno a Firenze, è colà che trovasi il gran centro d’azione per la difesa dello stato; è da quel centro che debbono partire uomini e cose per condurla energicamente. Non è per la via di Bologna, lì sul naso agli austriaci, che si possano far passare soldati e munizioni per Ancona: supposto anche che quell’antemurale alle invasioni dalla valle