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PARTE PRIMA 81

Consiglio comunale e il generale Pino chiamavano all’armi tutti i cittadini; questi, antivenendo la chiamata, uscivano armati dalle case loro, si raccoglievano in drappelli e scorreano le strade, e quelle a preferenza che conduceano all’ampia dogana attinente all’Uffizio del Dazio-grande.

La plebaglia non parea contuttociò in verun modo intimorita da questi apparecchi di difesa. Le truppe stanziali erano in poco numero; i cittadini accorsi spontaneamente all’armi non erano assuefatti alle pugne; cosicchè la plebaglia potea, mercè della prevalenza del numero e dell’impeto, prevalere sugli uni e sugli altri. Una fortuita circostanza mutò lo stato delle cose.

Fra i moschetti di cui i cittadini aveano potuto armarsi aveavene di quelli rimasti fuor d’uso per un lungo tempo, e la cui baionetta era come inchiodata dalla ruggine alla cima della canna. Erasi dato ordine che le baionette fossero tolte via, ma uno dei drappelli di quei volontari non poteva ubbidire per la narrata cagione. Comparve esso pertanto frammezzo alla calca colle baionette in asta: la moltitudine mostrossene indegnata e gridò: abbasso le baionette. Ma quel drappello non poteva ubbidire al grido, come non avea potuto al comando; epperciò, quasi non facesse caso del popolar desiderio, proseguì a marciare; e vedendosi assalito a sassate, pose le baionette in resta, ed inoltrandosi a passo concitato contro la plebe, fecela indietreggiare disordinata. L’esempio dato da quel drappello fu tosto imitato dall’altre schiere armate: la resistenza militare diventò di repente più grave ed acre, e gli assembramenti popolari si disciolsero.