Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/24

12 PARTE PRIMA

vantasette soldati partitisi da Milano la primavera trascorsa. La perdita non fu però ad ogni modo tanta quanta supponevala il vicerè; conciossiachè, oltre a quei trecento ch’erano da lui aspettati, altri ancora raggiugnessero le file; per modo che il numero de’ guerrieri italiani scampati dall’eccidio può essere determinato in un migliaio all’incirca.

Se una tanta sciagura doveva alienare i Lombardi dall’imperatore, più ancora conferirono ad esacerbare viemaggiormente gli animi in quell’occasione la condotta e le parole del vicerè. Nel carteggio di lui con quei della sua famiglia o con gli ufficiali dello Stato, ne’ suoi manifesti, ne’ suoi bandi cotidiani, trapela ad ognora quel sentimento fatale di soprastanza di cui un Francese stenta sempre moltissimo a sceverarsi inverso all’estrano. Eransi partiti i Lombardi dal loro bel paese, abbandonando il mite loro clima, rinunziando ogni conforto, ogni agio della vita, correndo ad esporsi ai più crudeli stenti, alle fatiche, ai geli, ai patimenti, alla schiavitù e alla morte, e tutto ciò per una causa tutt’altro che propria, e dalla quale non aspettavano alcun pro per la patria loro. Non era egli in debito di dar loro alcuna testimonianza di benivolenza, colui pel quale sagrificavano volonterosi persino le vite, e il quale avea di già acerbamente delusa la loro speranza, col non mai adempire la promessa loro fatta della nazionale independenza? L’Italia, la cui esistenza come Stato independente era mallevata dal trattato di Lunevilla, avrebbe potuto, senza parer troppo esigente, riguardarsi come lesa nei suoi diritti dalla Francia, e contro di essa chiarirsi; eppure, non che astenersene, consentiva a ser-