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PARTE SECONDA 183

non soffrissero poi nel subire le umiliazioni cui vollesi altrove assoggettarli. Confalonieri, Andryane, Pallavicini, Castillia, Borsieri e Tonelli, uscirono dal carcere col saio grigio dei prigionieri indosso, e incatenati a coppia. Giunti dinanzi al palazzo di giustizia, salirono sur un palco od armadio di legno, che serve solitamente per queste esposizioni; e di colà udirono leggere la loro sentenza, e subirono gli sguardi insultanti e il mormorare espressivo della plebaglia.

Dopo essere colà rimasti per più d’un’ora, vennero tratti di nuovo nella guisa stessa in carcere, ove passarono ancora alcuni giorni pria di partire alla vôlta dello Spielberg. Invano i loro congiunti arrecaron per essi quei materiali conforti che non sono interdetti nè ai ladri nè agli assassini, i quali sieno in grado di procacciarseli. Volle l’imperatore che i condannati politici avessero a soffrire di più che i galeotti. Ad un pittore amico della casa Castillia, il quale seppe che a Gaetano Castillia era concesso di recare con seco un libro di orazioni, venne in mente di delineare sur un foglio di quel libro i ritratti della sorella e del vecchio genitore del prigioniero; ma essendosi i custodi addati che quest’ultimo tenea per un lungo tempo il libro aperto all’istesso luogo senza voltare la pagina, vollero vedere che cosa ci fosse dentro, e il libro fu incontanente confiscato.

Alla fine il tristo convoglio si avviò; e i condannati, scorrendo quelle vie sì piene per loro di grate memorie, quelle campagne che avevano sì spesso percorse e alcune delle quali loro appartenevano, disperarono certamente di rivederle un’altra volta. Dissero un lun-