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PARTE SECONDA 169

prova di ciò addusse il fatto di avere scritta una lettera al marchese di San Marzano, con cui esortavalo a non affacciarsi al confine lombardo. Interrogato del mezzo con cui avea potuto far capitare questa lettera al San Marzano il Confalonieri nominò la contessa Frecavalli, la quale ebbe a sopportare pochi giorni di poi una visita degli ufficiali della polizia, ed una cattura di tre giorni nelle proprie stanze. Taluno sarà forse desideroso di conoscere il come si osservino dalla polizia austriaca i riguardi che si debbono usare alle donne. La contessa Frecavalli ebbe per custodi nella sua propria stanza due agenti di polizia ed un uomo della gendarme. Uno di questi agenti, per nome Fedeli, giovane ed avvenente, non era privo di una certa quale urbanità di tratto; ma i precisi ordini datigli non gli permisero di accondiscendere al desiderio della contessa Frecavalli, coll’uscir fuori un solo istante dalla camera di lei, nei tre giorni e nelle tre notti dell’arresto della medesima. Ond’essa non volle andare a letto, nè abbandonare la seggiola su cui si era gittata quando vide entrar nella camera gli agenti di polizia, sopportò con piena calma quella soggezione, non tralasciando di tribolare co’ suoi sarcasmi quegli agenti, e in particolare il Fedeli, per l’uffizio rozzamente vile cui avevano accettato verso ad una donna. Non era essa più giovinetta in quel tempo, e lo sforzo che fece per non dar a conoscere di sentirsi affetta di soverchio da quella brutalità, le guastò la salute per sempre.

Non debbo omettere di far edotto il lettore del modo col quale venne osservata la promessa fatta dal conte Strassoldo, presidente del Consiglio di governo, alle fa-