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152 PARTE SECONDA

quelle degli altri sovrani d’Europa, sospettosi forse che la dimora delle truppe austriache in Piemonte si protraesse oltre il dovere. L’Austria però non intendeva a ritirare sì presto le sue soldatesche. E giova qui notare quanta importanza pone l’Austria nelle brevi sue occupazioni delle varie parti del territorio italiano. Non appena le si affaccia l’occasione d’inframmettersi negli Stati pontifici, nel reame di Napoli, nel Piemonte, nel ducato di Modena, in quello di Parma, essa premurosamente l’afferra. Allorchè le cagioni per cui fu chiamata non esistono più, allorchè il principe che ne ha invocato l’aiuto, e i sovrani emoli dell’Austria, e l’Europa intiera la richieggono di ritirarsi, essa studiasi di mandare in lungo le cose, allega un pretesto, accampa un qualche diritto, oppone un qualche ostacolo; in somma, benchè essa sappia che il suo definitivo stanziamento negli Stati che non le sono stati concessi dai trattati di Parigi e di Vienna, non potrebb’essere tollerato, pure si sforza di rimanervi quanto più lungamente sia possibile. È questa mera fanciullaggine; perocchè, sapendo l’Austria per certo di non potere definitivamente impadronirsi di questi Stati, qual maggior pro può essa mai trarre da un’occupazione durata tre mesi, che non da una durata un mese solo? Spera essa forse che, protraendo di giorno in giorno la partenza, si farà gradire qual signora permanente? Spera essa di avvincersi colla sua presenza e co’ suoi modi i cuori delle popolazioni di cui si fa carceriera? Acciò questo divisamento non fosse privo di fondamento, sarebbe necessario che l’Austria si travisasse affatto, e ciò non solo agli occhi delle popolazioni ita-