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PARTE SECONDA 119

solo col signor Pagano. Il quale, appressatosi tosto guardingo al colonnello Gasparinetti, non senza guardarsi attorno, quasi per tema di essere sorpreso: “Colonnello”, dissegli a bassa voce e con tuono commosso, “colonnello, guardate che cosa vi facciate. Non vi avvedete voi che vi perdete, nell’impugnare ostinatamente quello che tutti i vostri complici hanno confessato? Nissuno di loro vi ha risparmiato, e voi, per timore forse di metterli in pericolo vi attenete a questo fatale sistema d’impugnativa! Ahi! perchè non avete un po’ più di confidenza in me? Non sono io pure italiano? Poss’io vedere un Italiano, un compatriota correre ciecamente alla perdita senza gemere, senza tentare d’oppormici?” Fattisi udire in quella i passi del maggiore austriaco, il Pagano tornossene tacito al suo posto. Rientrato il maggiore, fu ripigliato l’interrogatorio, ma il colonnello Gasparinetti rimase alcun tempo senza rispondere, assorto nelle sue meditazioni, tetro, costernato. Alzossi alla fine, e movendo il passo verso la tavola sulla quale il maggiore scrivea, dissegli lentamente e col tuono di un uomo che si è indotto ad una difficile risoluzione: “Scrivete, signore. Io, colonnello Antonio Gasparinetti, eromi fermamente proposto di lasciarmi mozzare il capo anzichè proferire una sola parola che potesse nuocere ai miei amici; ma poichè essi stessi hanno parlato, poichè hanno preferito il compenso della confessione a quello della impugnativa, farò com’essi in quest’occasione, come ho fatto in molt’altre. Dichiaro pertanto ec.....” E qui sì lo scopo della congiura, che i nomi dei congiurati, i mezzi di cui poteano valersi, i loro disegni, i sussidi nei quali speravano, ogni cosa, in somma, fu esposta coi più minuti suoi particolari dal colonnello Gasparinetti.