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PARTE PRIMA 99

Il tempo che trascorse da questo giorno veramente nefasto e il 12 del seguente mese di giugno fu speso dalla Reggenza ad ampliare il dritto di caccia, a sminuire alcune imposte, e a rimuovere il ministro della guerra generale Fontanelli, per surrogargli il generale Bianchi d’Adda, quel desso che avea ricusato il 20 di aprile al De Capitani le truppe da questi richieste per renare i tumulti.

In questa giugneva in Milano il maresciallo conte di Bellegarde; il quale promulgò il 25 di maggio l’editto imperiale che lo costituiva commissario plenipotenziario per le province del regno d’Italia, “ora distrutto, e già appartenenti alla Lombardia austriaca”, compresovi lo Stato di Mantova, e i dipartimenti situati sulla riva sinistra del Po. Confermava il Bellegarde la Reggenza provvisionale nell’ufficio, arrogandosene la presidenza; e dichiarava disciolti il Senato, il Consiglio di Stato e i collegi elettorali.

Finalmente, il giorno 12 di giugno del 1814, la popolazione milanese, ridestata dai pubblici preconi, che vendevano gli esemplari di un bando novello, vi lesse quanto seguita:

“Noi, Enrico conte di Bellegarde, ciambellano, consigliere, ec., ec., ec., ec.

La pace conchiusa in Parigi il 30 del prossimo passato maggio ha stabilito sopra sicure e salde fondamenta la tranquillità e i destini dell’Europa.

Fu anche per essa determinata la sorte di questa contrada.

Popoli della Lombardia, degli Stati di Mantova, di Brescia, di Bergamo e di Crema, una sorte felice