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PARTE PRIMA 93

Parecchie piazze forti reggeansi tuttora a fronte degli Austriaci; Murat non era lontano. Se l’esercito italiano non conseguiva l’intento d’impedire agli Austriaci l’occupazione definitiva della Lombardia, esso poteva almeno ottener patti migliori. I generali Teodoro Lecchi, Palombini e Paolucci, e il segretario Ignazio Prina partirono la notte del 23 da Mantova, e giunsero a Milano il 24. Recaronsi tosto in casa del generale Pino, il quale si alzava appunto da tavola quando gli venne annunziata la loro visita. Parecchie persone erano allora in casa del generale, il quale, chiamati i deputati di Mantova nella sala stessa ov’era raccolta la brigata, abboccossi con loro alla presenza di tutti. Erano venuti quei generali ad offrire al generale Pino, allora comandante di tutte le truppe del regno, il comando, più rilevante certamente e più onorifico, dell’esercito italiano raccolto in Mantova, che si proponeva di far testa alla invasione austriaca. Dopo avergli descritte le forze che avevano a disposizione e manifestate tutte le loro speranze, i generali Lecchi, Paolucci e Palombini caldamente esortarono il Pino di farsi egli pure a riparare lo Stato dalla occupazione austriaca, e andavano infiammandosi nel dire, all’avvenante che i pericoli della patria e la contentezza di preservarnela si venivano rappresentando più fortemente alla commossa fantasia. Ignorando il Pino l’obbietto della visita dei suoi colleghi, ei gli aveva accolti col sorriso sulle labbra, e per prevenire in certo qual modo le congratulazioni che si aspettava, erasi mosso incontro ai tre generali con cera d’uomo contento, dicendo: “Ebbene! che avete voi detto laggiù di quanto è qui accaduto? La cosa è stata condotta