di Augusto, declinarono poscia ed invecchiarono da sè, prima che i barbari entrassero a rovinarle. L’Arco di Severo, che vedesi in Roma, ci prova che nel terzo secolo l’architettura era già diventata rozza e inelegante. Le medaglie, da Caracalla e Macrino in poi, s’andarono sempre più degradando e diventando barbare. Al tempo poi di Costantino, al principio del quarto secolo, abbiamo un documento della totale decadenza della scoltura nell’Arco di Costantino, in cui si dovettero in Roma istessa, a costo di tradire la verosimiglianza, inserire i bassi rilievi tolti dall’Arco di Trajano; perchè in Roma non v’era più un artista capace di farvene; e veggonsi i Daci e la figura di Traiano incassati per ornare un monumento de’ trionfi di Costantino; e que’ pochi ornati che si dovettero allora aggiungere per riempire il vano sotto il grande arco, sono lavori infelicissimi, peggiori di alcuni simili travagli gotici. Ciò posto, la grandezza di Milano s’innalzò appunto nel tempo in cui tutte le idee grandiose e nobili delle belle arti già svaporavano; e perciò credo che, trattane la mole erculea, gli altri celebrati edifici fossero minori della fama. Sarebbe fuori di proposito se io qui tornassi a ripetere alcune mie idee, credo vere, e che ho pubblicate anni sono in un discorso sull’indole del piacere e del dolore, ove sviluppai il principio motore dell’uomo, che, a mio parere, è il solo dolore; ma siami permesso di accennare che, frammezzo agli orrori delle guerre civili di Mario e Silla, fra le atroci proscrizioni del triumvirato s’innalzarono i più valorosi oratori, i più sublimi poeti, gli scrittori, architetti, scultori, pittori più illustri; e che, sotto un seguito di regni di cinque benefici e grandi augusti, Nerva, Trajano,