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capo primo | 19 |
opere inferiori al grido che ebbero dappoi, singolarmente ne’ notissimi versi di Ausonio, che il nostro Tristano Calco, uomo fedele e veridico, trasse da un antico manoscritto della Biblioteca Ducale di Pavia, e che dicono:
Et Mediolani mira omnia: copia rerum;
Innumerae, cultaeque domus; facunda Virorum
Ingenia; antiqui mores; tum duplice muro
Amplificata loci species; populique voluptas
Circus, et inclusi moles cuneata theatri:
Templa, palatinaeque arces, opulensque Moneta,
Et regio Herculei celebris sub honore lavacri,
Cunctaque marmoreis ornata peristyla signis,
Moeniaque in valli formam circumdata limbo;
Omniaque magnis, operum veluta emula, formis
Excellunt: nec juncta premit vicinia Romae.
Convien bensì dire che nel quarto secolo Milano fosse una magnifica città per la popolazione, l’abbondanza, la coltura, la fortezza ed il lusso; ma qualche espressione è da poeta. A un uomo che avea ammirato Roma, non potevano sembrare mira omnia le cose di Milano. Noi non vediamo avanzo alcuno di que’ tanti peristili di marmo che ornavano la città. Se vi fossero state fabbriche innumerevoli e colte, da’ rottami della antica città, negli scavi che facciamo, dovremmo pure rinvenire o belle statue antiche, o busti, o bassi rilievi, o pezzi di superba architettura, avanzi dei tempii, de’ palaggi, delle rocche emule della grandezza di Roma. Ma poco o nulla ci somministra la terra: e da essa ne’ contorni di Roma, in quei di Napoli, nella Sicilia, nella Grecia si scavano ogni giorno de’ preziosi avanzi della magnificenza e della coltura antica.
Gli amatori delle belle arti già hanno osservato come presso de’ Romani, dopo essere giunte alla somma perfezione nel secolo che ebbe il nome