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de’ professori? Perchè non rifletteste almeno, che potevo ricorrere al Galiani, il quale me la spiega così: coloro, i quali si sono appoggiati alla teorica sola, ed alla scienza (e voleva dire alla cognizione della grammatica principalmente, hanno seguitata l’ombra, non già la cosa? Come non prevedeste, che io potevo avvisarvi, che con essa vi eravate definito da voi medesimo; giacché voi finora altri saggi pubblici non avete dato nella vostra professione se non che i precetti, e le teorie, che vendete per salto nelle vostre Memorie, vestiti con arte non solo grammatica, ma rettorica, e filosofica; e per la pratica vi siete contentato di far registrare nei fasti dell’architettura quello sguajatissimo altare di Cortona: se pure non è per umiltà, e per rispetto al lodato gran maestro, che si contentò di lasciarci la notizia di avere inalzata una basilica? Cattivo principio, sig. Cavaliere, e pessimo augurio è cotesto per farci dubitare, che a un di presso siano per essere dello stesso calibro le tante riflessioni, che avete appese a quello sovente replicato epitafio.
Mi preme sopra tutto di avvertirvi, come abbiate equivocato grossolanamente nell’intendere alcune parole della mia prefazione, che per le tante volte che me le avete rinfacciate, mi nasce il pensiero, che sieno state per voi una pietra di grande scandalo da aizzarvi non solo contro di me sino a farne le più alte maraviglie, e reclamarne a nome di tutta l’Italia; ma contro di Winkelmann assai più, impegnandovi a rilevarne ogni difetto per ismentire il mio giudizio.
Nel volere in compendio nella detta mia prefazione esporre al leggitore ciò che io pensavo delle Osservazioni di Winkelmann sull’Architettura degli antichi, io mi espressi, credo anche troppo modestamente, in quelli termini: Sono, a dir vero, di molta importanza, piene di quello stesso fondo di erudizione, che l'Autore ha profuso nel rimanente; e vi sono sparse molte belle, e nuove ricerche, ed osservazioni, che non si trovano in altri scrittori, che hanno trattato la materia per lo più superficialmente, o da semplici architetti. Di grazia, sig. Cavaliere, vi pare che io abbia scritto in italiano, o nella lingua dei Lapponi, e degli Ottaiti? Vi pare, che le mie parole dicano, che TUTTE le osservazioni del Winkelmann non si trovano in altri scrittori? Vi pare, che io non possa dimostrarvi, che in tante cose dette da lui riguardanti o l’erudizione, o la semplice arte pratica di fabbricare vi siano SPARSE MOLTE belle, e nuove ricerche, che non si trovano in altri scrittori? Vi pare, che il dire per lo più, sia lo stesso che dire nessuno? Vi pare quindi, che in quel per lo più io non abbia potuto comprendere, i Leon Battista Alberti, i Serlj, i Palladj, gli Scamozzi, i Blondel, ed altri ancora? Se aveste badato alle mie parole, io tengo per fermo, che non avreste menato tanto rumore; e non vi sareste offeso, che di tanti altri io abbia poi scritto, che hanno trattato la materia superficialmente, o (non e, come sempre ripetete voi) da semplici architetti. La materia, di cui ho parlato, sono le osservazioni erudite, che essi senza dubbio hanno toccate superficialmente per quanto richiedeva la storia di qualche fabbrica da essi riportata, e il loro più stretto bisogno; e sono anche gli antichi monumenti, che essi hanno considerati, studiati, illustrati, e proposti ad imi-