Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/240

222 L e t t e r e

di lei tonaca bianca è con maniche strette, che le giungono sino al carpo della mano. Il pallio è pavonazzo con un orlo ricamato di larghezza d’un pollice. La donna, che acconcia, e che sta un poco più alta, è voltata di profilo, in modo però, che le palpebre dell’altr’occhio compariscono. Si legge l’attenzione sua da acconciatrice nell’occhio, e nelle labbra, che sono compresse. Giù a’ piedi sta un tripode, o tavolino a tre piedi, la di cui tavola è scorniciata con eleganza: sopra vi è una cassettina bianca con frondi d’alloro sparse, e accanto si vede una benda pavonazza, forse per circondarne la chioma dell’altra donna, dopo che farà acconciata, Sotto il tavolino sta un gran bel vaso di vetro, conforme lo dimostra la trasparenza, ed il colore.

Il secondo quadro rappresenta un poeta tragico sbarbato, sedente, e vestito di bianco con maniche strette, che gli arrivano sino al carpo delle mani. Sotto il petto gli stringe l’abito una cintura gialla, e larga quanto il dito mignolo. Colla delira tiene un’asta alzata, colla sinistra il parazonio, o sia spada corta messa per traverso sopra le cosce coperte di un panno rosso, ma di color cangiante, il quale pende in giù, e copre la sedia. Il cingolo della spada è verde. Una donna gli volta la schiena inginocchiata col piede destro avanti ad una maschera tragica ornata di alta acconciatura di chiome, chiamata ὄγκος, e messa sopra un imbasamento. La figura, che scrive con un pennello nella parte superiore di quest’imbasamento, pare a me la Musa tragica Melpomene: scrive probabilmente il nome d’una tragedia, ma non si vede altro, che tracce di carattere. La spalla sinistra è ignuda, e la tonaca gialla. Tiene i capelli legati sul vertice, come usavano le vergini a distinzione delle donne maritate, le quali portavano sem-


pre