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di   W i n k e l m a n n. 221

liste di bianco, quella in mezzo pavonazza, la terza verde, lineata intorno di scuro; e tutte tre insieme sono di larghezza della punta del dito mignolo. L’orlo di dentro è bianco, e più largo delle tre liste insieme, cioè un buon dito di larghezza. Le figure sono di due palmi, e due once di passetto romano. Il chiaroscuro è di una gran maniera maestrevole; gli ombreggiamenti sono messi con grandi macchie in dolce armonia, e degradazione, e sopra quelle tratteggiati. Le ho attentamente considerate per ore intere; e in più di dieci volte, che ho veduto il museo, non mi pare di aver tralasciato cosa, che meriti di essere notata. La descrizione, che io ne darò, sarà più da pittore, che da antiquario: l’uno, e l’altro ha da star attaccato il più delle volte a certe minuzie, che scappano agli occhi di quelli, che vedono, e non osservano. Ma siccome anche il pelo fa ombra, il pittore, trattandosi di soggetti non triti, reitera non meno imbrogliato nelle cose di poco rilievo in apparenza, che nelle principali, se voglia osservare rigorosamente i costumi degli antichi; e perciò di poche opere abbiamo un dettaglio scientifico, e da conoscitore.

Il primo quadro è di quattro figure di donne; la principale, col volto di faccia, sta seduta, alzando colla mano destra il pallio, o sia peplo, buttatole sopra l’occipite. Questo panno è pavonazzo con un orlo verde di larghezza di un dito; la tonaca è di colore incarnato. Tiene la mano sinistra appoggiata sopra la spalla di una bellissima vergine, che si vede di profilo, e le sta accanto, reggendosi il mento con la mano delira. L’altra tiene il piede sopra uno scabello in segno di dignità. Accanto ad essa sta una bellissima figura voltata di faccia, che si fa acconciare il capo: appoggia la mano sinistra al seno; e la destra, che pende in giù, pare in atto di voler tartare un clavicembalo. La


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