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ne di Pesto. Noi già avvertimmo1, che i vecchi Tirreni cominciarono ad alleggerire, ed abbellire le colonne con farci verso il fine diversi incavi; onde vennero mora gli ornamenti della base, e quelle parti, dette poi plinto, toro, aposigi; che però giudico che ornassero co’ detti incavi anche il fusto, e quindi ne vennero le scanalature. Nè mi si dica, che a lavorar con tali proporzioni si ricercava qualche cognizione di geometria, mentre non suppongo, ma tengo per certo co’ più dotti scrittori, che quella scienza cominciasse in Egitto, nata ivi per la necessità di misurare i territorj dopo le note inondazioni del nilo; onde non dubito, che gli antichi architetti egiziani fossero sufficienti geometri.

§. 37. Qualunque però siasi il merito di quella spiegazione, se le colonne semplici, striate, gonfie non hanno avuta l’origine dalle piramidi, indi dagli obelischi, vorrei intendere come la possano aver avuta dall’albero. Questo non credo che sia ancor nato nè coll’entasi in mezzo, nè colle scanalature lungo il suo fusto. Ritrovata pertanto nella remota antichità l’invenzione della colonna, e del suo lavoro striato, noi abbiamo ugualmente antica quella graziosa proporzione ora nominata, cioè l’entasi. Ci riputiamo fortunati, che su questo particolare non abbiamo da questionare co’ partigiani della greca Architettura. Essi spontaneamente confessano, che l’entasi non fu mai usata nelle fabbriche greche, e che quella fu una maniera tutta propria degli Etruschi; che però o furono i primi ad inventarla, o l’appresero dall’Oriente, di dove portarono in Italia il fabbricar sodo, grave, e maestoso, e con esso quella leggiadria ancora, che ad un sì fatto gusto di grandiosità poteva convenire. E che sia così, terminerà di persuadercene un’os-


ser-


  1. Pæsti rudera, dissert. 4. n. 21.