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64 Meccanismo della Scultura

stone s’appoggia, e guarda la donna che scrive, cui pur mira la figura dell’uomo sedente.

§. 19. La seconda pittura è composta di cinque figure. La prima è una donna assisa con un omero ignudo, coronata d’ellera e di fiori, e tien nella sinistra un rotolo, ossia un volumetto aperto che accenna coll’indice della destra. La veste è di color paonazzo, e gialle ne sono le scarpe o piuttosto le pantufole colla suola rossa. Sta dirimpetto a quella una donna, che suona una specie d’arpa detta barbytos, alta quattro pollici e mezzo; e tien nella destra una chiave da accordare, terminata superiormente in due uncini a somiglianza della Y, se non che quelli sono alquanto ripiegati, come chiaramente si vede in due simili stromenti di bronzo, de’ quali uno è nel museo Ercolanense lungo cinque pollici, i cui uncini terminano in teste di cavallo, e l’altro assai elegantemente ornato trovasi nel museo Hamiltoniano. Forse una simile chiave cogli uncini ripiegati in dentro tiene in mano Erato su un’altra pittura Ercolanense, anziché un plettro, come altri pretese1; tanto più che questo le sarebbe inutile, suonando ella il salterio colla sinistra. L’arpa della nostra figura ha sette caviglie, dette da’ Greci ἄντυξ χορδᾶν2, ed altrettante corde. In mezzo a quelle due figure muliebri siede un tibicine, vestito di bianco, che suona al medesimo tempo due tibie lunghe mezzo palmo e diritte3, e le tiene in bocca a traverso una bianca benda, chiamata στόμιον, φόρβιον, e φορβειά, la quale passa sopra le orecchie, e va a legarsegli dietro alla testa4. Si scorgono sulle tibie varj tagli per indicare i diversi pezzi di cui sono composte, cioè le diverse por-


zioni


  1. Pitt. d’Ercol. Tom. iI. Tav. 6.
  2. Eurip. Hippol. v.i I jj. [ Jugum chordarum.
  3. Le due lunghe tibie diritte erano probabilmente quelle che si chiamavano doriche; le frigie erano ripiegate in fuori.
  4. Vedi Tomo I. pag. 360.