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dai tempi d’Adriano ec. 417

e i marmi più fini per ornare i proprj palazzi1. A questo disordine portò qualche riparo una legge d’Onorio che, mentre interdiceva i sagrifizj de’ Gentili, ne volea conservati i tempj2.

[Lavori di que’ tempi.]

§. 7. E’ da notarsi però che anche in quelli tempi si ricompensava il merito colle statue: una ne fu eretta al poeta Claudiano3, ed una a Stilicone, di cui vedeasi ancor

Tom. II. G g g la


    Teodosio il Grande, che con una legge emanata nell’anno 391., e registrata nel Codice Teodosiano lib. 16. tit. 10. l. 10., di cui parla anche s. Agostino De Civit. Dei, lib. 5. cap. 26., proscrisse più rigorosamente il culto degl’idoli, pensò a conservare le più belle statue, che fece trasportare in Costantinopoli, come si dirà qui appresso al §. 16.]: i tempi furono sovente convertiti in chiese. [ Si legge presso Cedreno Comp. hist. Tom. I. pag.272. D., che Costantino con un editto fece convertire molti tempj in chiese de’ Cristiani; altri ne fece distruggere, e applicare le entrate alle chiese, pag. 284.. C.; altri ne fece chiudere, che poi furono distrutti da Teodosio, pag. 327. B. Molti ne distrussero anche i Cristiani senza verun ordine, come scrive Eusebio nella vita di quell’imperatore l. 4. c. 39.; e come si lagnava Libanio Orat. pro templ. ad Theodos. inter op. jurid. min. Jac. Gothofr. col. 470. segg. che essi fecero di molti altri ai tempi del citato Teodosio, il quale per altro non ne risparmiò moltissimi, al dir di Teodoreto Eccl. hist. lib. 5. cap. 21. 22.; e fra gli altri il famosissimo di Serapide in Alessandria, di cui parlammo nel Tom. I. pag. 71. col. 2., con tutte le statue, che l’ornavano, come scrive anche Sozomeno lib. 7. cap. 15.; o al più eccettuatane una del dio Simia, come vuole Socrate Hist. eccl. lib. 5. cap. 16., oppure le sole pietre, che servivano per li fondamenti, e area, le quali per la loro gran mole non furono schiantate e portate via, secondo che abbiamo da Eunapio De vit. philosoph. & sophist. in vita Ædesii, pag. 64. L’imperator Onorio si era contentato di farlo chiudere. Giovanni Antiocheno, cognominato Maiala, Hist. chron. lib. 13. in fine, pag. 18. Veggasi appresso al §. 9. ]. Se però la religion cristiana concorse allora al distruggimento delle opere dell’arte, la stessa religione per una lunga serie di secoli mantenne in piedi quel poco avanzo di essa, impiegata dalla medesima nel culto divino; e la stessa pure fu una delle cagioni che più delle altre ha contribuito al suo risorgimento ed alla sua perfezione. L’erezione di tante sontuose chiese, le pitture, le statue e gli altri lavori da collocarvisi hanno somministrato frequente occasione ai moderni artisti d’entrare in una lodevole emulazione, e di produrre delle opere rare ed eccellenti. Volendosi far un confronto, nell’Italia almeno, ed in Roma specialmente, delle belle opere dell’arte eseguite per uso sacro con quelle fatte per uso profano, io non bilancerei punto a dar la preferenza alle prime sopra le altre, non meno nel numero che nel pregio e nella perfezione.

  1. ib. lib. 22. cap. 4.
  2. Cod. Theod. lib. 16. tit. 10. l. 15. [ Questa legge fatta da Onorio per la Spagna riguardava le statue degli dei, non i tempj, de’ quali ordina la conservazione nella legge 18. fatta per l’Africa. Pare che non l’abbia neppur ben intesa il ch. Tiraboschi loc. cit.
  3. Come costa da una iscrizione presso Grutero Tom. iI. pag. 391. num. 5. Da un’altra iscrizione presso lo stesso pag. 406. n. 1t. si ha, che ne fosse eretta una a Flavio Eugenio per ordine dell’imperator Costanzo, e di Giuliano l’apostata, allora cesare, e un’altra al retore Vittorino per ordine dello stesso Costanzo, come si ha da s. Girolamo nel supplemento alla cronica d’Eusebio all’anno 358. op. Tom. VIII. col. 799. e da s. Agostino Confess. lib. 8. c. 2. op. Tom. I. col. 146; e una a Petronio Massimo per comando degli imperatori Onorio, Teodosio, e Costantino. Grutero ivi pag. 449. num. 7. così di tante altre, delle quali hannosi le iscrizioni presso questo scrittore, ed altri. Furono erette nel Foro di Trajano, di cui si è parlato avanti pag. 372., ove dai tempi d’Alessandro Severo solevano collocarsi le statue degli uomini illustri. Si veda monsignor Braschi De trib. stat. cap. 10. p. 90. segg. Temistio Orat. 4.. in Const. imp. p. 54. B. scrive che a lui pure ne fece alzare una in bronzo l’imperator Costanzo per un inno, che avea fatto; ma non dice ove fosse collocata. Abbiamo da Ammiano Marcellino lib. 14. cap. 6., che a que’ tempi appunto di Costanzo i Romani aveano passione grandissima di farsi erigere