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dai tempi d’Adriano ec. 411

se1, siano stati espressamente lavorati per ornamento di questa fabbrica; ma son essi scolpiti con tanta maestria che devono riputarsi opera di buon artista almeno de’ tempi di Trajano o d’Adriano. Il nome di tempio di Bacco è stato dato a quell’edifizio, perchè sulla grand’urna di porfido contenente le ceneri di Costanza v’è scolpita una vendemmia con de’ Genietti alati, la quale pur vedesi copiata sul musaico della volta con figure di Satiri; ma si sa che allora la cristiana religione non era ancora ben purgata da alcune costumanze de’ Gentili, e non faceansi sempre scrupolo que’ credenti di mescere il sacro col profano2; altronde il lavoro, riguardo all’arte, è quale poteasi aspettare a quest’epoca. Ciò pur risulta paragonando quell’urna con un’altra di grandezza alquanto maggiore e del medesimo sasso posta nel chiostro annesso alla chiesa di s. Gio. in Laterano3, su cui sono scolpite in alto rilievo figure a cavallo, e altre sotto di esse per rappresentare un combattimento4. In essa fu riposto il corpo d’Elena madre di Costantino5.

[Osservazione sull’architettura.]

§. 2. Notisi però che quando io parlo della decadenza dell’arte antica, intendo parlare principalmente della scultura e della pittura, poichè mentre quelle avvicinavansi all’estremo loro deperimento, fioriva tuttavia l’architettura; e


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  1. Ora uno solo ne è restato in questa chiesa: gli altri sono passati al Museo Pio-Clementino, come vi sarà trasportata l’urna di porfido, di cui parla Winkelmann dopo.
  2. Cioè, i Cristiani ritennero molte cose, per sè indifferenti, come simboli, e adattabili anche alle usanze, e riti loro. Vedasi Marangoni Delle cose gentil. e prof. trasportate ad uso, e ornam. delle chiese, c. 11. segg.
  3. Il Ciampini nella citata opera dà le figure in rame di quest’urna, come la danno anche l’Aringhio, e il Bosio, secondo la vera sua prima forma; di quella di s. Costanza, del suo tempio, del musaico, e dei due candelabri, che v’erano prima.
  4. O forse un trionfo.
  5. Ora nel Museo Pio-Clementino. Vedasi qui avanti pag. 20. n. b. Non è poi la cosa più sicura, che veramente abbia contenuto il corpo di sant’Elena; giacchè molti scrittori greci lo dicono sepolto nella chiesa de’ Ss. Apostoli in Costantinopoli; altri qui fuor di Roma, nel luogo, che dicesi Tor Pignatara per l’antica Via Lavicana. Si potrebbero conciliare queste opinioni dicendo con Niceforo Hist. eccl. lib. 8. cap. 31., che s. Elena fosse veramente sepolta in questo luogo in un’urna di porfido; e che poi due anni dopo fosse portata in Costantinopoli con tutta l’urna. Ma anche per quella parte s’incontrano delle difficoltà tratte da scrittori romani dopo il secolo X., i quali dicono ancora esistente nel detto luogo verso questo tempo l’urna della santa. Vedansi i Bollandisti die. 18. augusti, Tom. iiI. p 571. segg., pag. 599. segg., e Marangoni loc. cit. cap. 58.