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404 Storia delle Arti del Disegno

della nascita d’Alessandro il Grande, ivi rappresentata per un’allusione di nome con quell’imperatore. Non mi fermerò qui a descrivere ed a spiegare quel lavoro, che è già stato pubblicato da Sante Bartoli nella sua Opera de’ sepolcri antichi,, e dirò solo in due parole che ivi rappresentasi probabilmente la favola di Peleo e Teti, la quale in un serpente cangiossi per isfuggire a questo suo amante. La medesima favola espressa era sulla cassa di Cipselo, ove Teti con una mano gettava un serpente contro Peleo, che si sforzava di fermarla per l’altra1.

[Statua di s. Ippolito.] §. 20. De’ tempi di quell’imperatore è la statua sedente di s. Ippolito in grandezza naturale nella biblioteca Vaticana2, che fuor di dubbio è la più antica figura in marmo che pervenutaci sia de’ tempi cristiani; poiché allora i Cristiani cominciarono ad ottenere una maggior considerazione che dianzi, e quest’imperatore permise il pubblico esercizio della loro religione nel luogo ov’è oggidì s. Maria in Trastevere3.

[...e di Pupieno.]

§. 21. Che a quelli tempi vi fosse ancora qualche abile artista superiore al suo secolo lo dimostra la statua dell’imperator Pupieno, che stava dianzi in casa Verospi, ed è ora nella villa Albani. Essa è alta dieci palmi e intera, se non che le manca il braccio destro sino al gomito; ed ha tuttora quella fina crosta argillosa, di cui sogliono trovarsi sotterra coperti i lavori antichi. Impugna colla sinistra mano la spada, e v’è scolpito un corno d’abbondanza sul tronco, al quale appoggia la gamba sinistra. Al primo sguardo tale statua ci dà un’idea dell’arte che non s’accorda con quelli tempi, poiché ha un’aria di grandiosa maestà nelle par-


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  1. Paus. lib. 5. cap. 18. pag. 42.
  2. V. Vignoli Diss. de ann. 1. Imp. Alex. Sev. Aug. quem præfert Cathedra marm. sancti Hippolyti, princ. [ Ne dà la figura anche Bianchini nell’edizione romana d’Anastasio Tom. iI. pag. 159. seg.
  3. V. Nardini Roma ant. lib. 7. cap. 11. reg. XIV. pag. 415. [ Egli prova, che da’ tempi anteriori avessero i Cristiani in Roma delle chiese pubbliche.