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372 S t o r i a   dell’A r t e   greca

d’oro, nel cui rovescio questo si vede espresso. Chi avrà occasione d’esaminare in gesso le figure, delle quali ornata è la colonna, farà certamente sorpreso al vedere l’infinita varietà in alcune migliaja di teste. Scrive il Ciacconio, che a’ suoi tempi, cioè nel secolo decimo sesto, vedeasi tuttavia1 la testa della statua colossale di Trajano che era srata posta in cima alla colonna2; ma dopo di lui non ne troviamo più fatta menzione. Di qual magnificenza fossero le fabbriche di quel Foro che la colonna circondavano, e le volte delle quali erano coperte di bronzo3, possiamo argomentarlo da una colonna bellissima di granito bianco e nero ivi scoperta nell’Agosto del 1765., la quale ha otto palmi e mezzo di diametro. Si trovò quella nello scavare i fondamenti per fare un nuovo ingresso al palazzo Imperiali, e con essa un pezzo della cornice dell’architrave di marmo bianco, portato dalla stessa colonna, ed alto più di sei palmi; e siccome la cornice è un terzo dell’intavolato e talora meno, quindi argomentasi che questo fosse alto più di diciotto palmi. Il signor cardinal Albani ha fatto trasportare questo pezzo nella sua villa, apponendovi un’iscrizione che indica il luogo donde fu scavato. Vedeansi nel luogo stesso cinque altre simili colonne che vi sono rimaste, servendo a sostenere il fondamento della nuova fabbrica4, poichè nesuno ha voluto fare la spesa dello scavo5. Dopo la Colonna Trajana il più illustre monumento di quell’imperatore è la sua testa colossale esistente nella stessa villa Albani, alta cinque palmi romani dal collo sino alla sommità6.


§. 30. Per


  1. Nel palazzo già del card. della Valle.
  2. Hist. utr. belli dacici in col. traj. n. 12.
  3. Paus. lib. 5. cap. 12. pag. 406.
  4. V. Orlandi al Nardini l. 5. c. 9. p. 235.
  5. Annessa al foro era la Basilica Ulpia, cosi detta da Trajano, che chiamavasi Ulpio, e se ne ha la figura in tante medaglie. Ivi era parimente la celebre Biblioteca, menzionata da Gellio lib. 11. cap. 17., da Vopisco nella vita di Probo, da Sidonio Apollinare lib. 9. epist. 16. v. 26. segg. p. 284. che poi Diocleziano trasportò alle sue terme, come scrive lo stesso Vopisco.
  6. Nelle sue Annotazioni alla Storia dell'arte l’Autore annovera fra i monumenti di quest’età una Venere ignuda, il cui manto è