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246 Storia delle Arti

e ben diversi da quei d’Alessandro, che se gli sogliono sollevar sulla fronte con una cert’aria di grandiosa negligenza simili alla chioma di Giove, come appare, fra gli altri di lui ritratti, da una sua testa esistente nel museo Capitolino, e da me pubblicata1. Aggiungasi che tale testa è coperta da una pelle di leone, ornamento affatto insolito a quelle d’Alessandro2, e vien rappresentata in gran turbamento, colla bocca aperta in atto di lagnarsi, o di sospirare; del che non hanno fatto caso coloro, che ivi ravvisano Alessandro. Essi, a vero dire, avrebbono potuto ciò spiegare del suo rammarico per la morte d’Efestione; ma più facilmente si spiega se rapportisi ad Ercole. Vi si volle forse esprimere la sua afflizione, allorchè dopo la pazzia, in cui ucciso aveva i suoi figli avuti da Megara, ritornò in sè stesso, e con doloroso pentimento pianse un sì orribile fatto. In tale guisa avealo pur dipinto Nicearco: Herculem tristem infamiæ pœnitentia3.

§. 15. L’altra gemma è un cameo pubblicato dal medesimo Stosch, rappresentante un uomo attempato ma senza barba. V’è il nome ΦΩΚΙΩΝΟС da un lato, e sotto l’orlo inferiore del busto vi si legge ΠΥΡΓΟΤЄΛΗΣ ЄΠΟΙЄΙ. Il primo nome esser deve quello dell’artista, e non già del famoso Focione; poichè siccome non metteansi mai i nomi delle divinità sotto le loro figure che credeansi cognite abbastanza4, per la stessa ragione ometteasi il nome ne’ ritratti degli uomini celebri5. Si trovano bensì nel museo Ercolanense alcune teste in marmo e in bronzo col nome della persona che rappresentano, anzi v’è la parola ΖΕΥΣ sotto la testa mede-


sima


  1. Monum. ant. ined. num. 175.
  2. È solito alle di lui monete, e lo ha quella, che abbiamo data sopra alla p. 105.; avendo voluto Alessandro essere imitatore di Ercole. Plutarco De fort. Alex. orat. 1. in fine, pag. 332. princ.
  3. Plin. lib. 35. cap. 11. sect. 40. §. 36.
  4. Dio Chrys. Orat. 31. pag. 338.
  5. Dione scrive, che a qualcuno si metteva; e ciò vien confermato da tante gemme, ed ermi, tra’ quali e quello d’Alessandro, di cui parlerò qui appreso; e varj altri scavati non ha molto nella villa già di Cassio a Tivoli si conservano nel Museo Pio Clementino e sono nominati nel Tomo I. di esso, pag. 13. 14.