Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/197


d a i   s u o i   p r i n c i p j   ec. 191

camene fu pur il primo che fece un’Ecate triforme, la quale ebbe il soprannome di Επιπυργίδια, forse perchè una corona aveva a foggia di torre1.

[Agoracrito...]§. 10. Alcamene gareggiò con Agoracrito a chi formasse una più bella statua di Venere, ed ottenne il premio dagli Ateniesi, perchè era loro concittadino2. Agoracrito a[... sua Venere] cui dolea di questo giudizio, non volendo che la sua statua rimanesse in Atene, la vendè a Ramno, piccolo borgo dell’Attica3, ove da alcuni teneasi come un lavoro di Fidia stesso4, il quale, siccome molto amava Agoracrito, mettea sovente mano nelle di lui opere. Di ciò non contento lo scultore, volle che la statua sua cangiasse per sino il nome, e diella a’ Ramnusj a patto che presso di loro dovesse tenersi come un simulacro di Nemesi5. Alta dieci cubiti (δεκάπηχυ) era la statua6, e teneva in mano un ramo di frassino (μέλεα)7.

§. 11. Nasce qui naturalmente una quistione, che pur non è caduta, ch’io sappia, in mente ad alcuno. Come mai Venere potea rappresentare una Nemesi? E tal richiesta muove due altri dubbj: la Venere d’Agoracrito era ella nuda o vestita? e qual era mai l’attributo che ad amendue quelle divinità fosse comune, onde prender si potessero l’una per l’altra? Riguardo al primo, rispondo che tale statua probabilmente era panneggiata come la Venere di Prassitele nell’isola di Coo8; e riguardo al secondo, ripeterò ciò che ho detto intorno ad una gemma del museo Stoschiano9, e più diffusamente intorno ad una statua della villa Albani, nelle quali Nemesi si ravvisa10, cioè che questa dea rappresentarsi


so-


  1. Paus. lib. 2, cap. 30. pag. 180.
  2. Paus. lib. 36. cap. 5. sect. 4. §. 3.
  3. Paus. lib. 1. cap. 33. pag. 81.
  4. Suid. & Hesych. v. Ῥαμνουσία.
  5. Plin. loc. cit.
  6. Esichio loc. cit.
  7. Pausania, ed Esichio ll. cc.
  8. Plin. lib. 36. cap. 5. sect. 4. §. 5.
  9. Descript. des pierr. grav. du Cab. de Stosch, cl. 2. sect. 17. n. 1810. pag. 294.
  10. Mon. ant. ined. Par. I. c. 8. pag. 30.