Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/173


d a i   s u o i   p r i n c i p j   ec. 167

avanti che la città di Messene in Sicilia cambiasse l’antico nome di Zancle1: il che avvenne nell’olimpiade xxix. 2. Opera di lui era un Ercole in Elide in atto di combattere coll’amazzone Antiope a cavallo per torle il cingolo. In seguito furono rinomati Malade di Chio, suo figlio Micciade, [Malade, Micciade, Antermo.] e suo nipote Antermo, il quale ebbe pur un figliuolo dello stesso nome, e un altro chiamato Bupalo3, viventi nell’olimpiade lx.4: onde, dice Plinio, andando indietro sino all’avo, troveremo che quella famiglia esercitava l’arte sin dalla prima olimpiade. [Bupalo] Bupalo, architetto insieme e scultore, fu il primo che scolpì a Smirne il simulacro della Fortuna5. Allora pur fiorirono Dipeno e Scillide, che non possono [Dipeno e Scillide] essere scolari di Dedalo, quali li crede Pausania6, a meno che non intendasi di quel Dedalo scultore di Sicione, che vi-


veva


    cap. 7. sect. 19. §. 1.; e Nicomede re della Bitinia era disposto a pagare tutt’i debiti dei Gnidj, che pur erano moltissimi, sol che gli cedessero la loro statua di Venere, opera di Prassitele; ma tal proposizione fu da loro rigettata, id. lib. 7. c. 38. sect. 39., & lib. 36. c. 5. sect. 4. § 5.

  1. Paus. lib. 5. cap. 25. pag. 445.
  2. id. lib. 4. cap. 23. pag. 337.
  3. Plin. lib. 36. cap. 5. sect. 4. §. 2.
  4. È stata opinione d’alcuni, Acr. in Hor. ep. od. 6., & Anthol. l. 3. cap. 25. n. 25. v. 3. che siensi amendue questi fratelli [lo dicono del solo Bupalo] tolta da disperati la vita con un capestro per le mordaci satire contro di loro scritte dal poeta Ipponatte, la cui grottesca figura aveano eglino espressa al naturale ed esposta al pubblico. Plinio però lib. 36. cap. 5. sect. 4. §. 2. dimostra la falsità di siffatta opinione dalla data posteriore d’alcune statue da loro scolpite in Delo e altrove. L’imperator Augusto in tutte quasi le fabbriche da lui erette in Roma vi pose statue di questi due valenti scultori.
  5. Paus. lib. δ. cap. 30. pag. 355. [Abbiamo dal Bocchi Symbol. quæst. num. LXIII. p. 136., e dal Malvasia Marm. Felsin. sect. 1. c. 6. pag. 47., che nel 1548 fosse trovata in Bologna una statuetta di bronzo, colla iscrizione alla base, che combina con ciò, che dice Pausania di Bupalo, e della di lui statua della Fortuna, cioè: ΒΟΥΠΑΛΟΣ ΣΜΥΡΝΑΙΟΙΣ ΑΓΑΛΜΑ ΕΡΓΑΖΟΜΕΝΟΣ ΤΥΧΗΣ ΠΡΩΤΟΝ ΕΠΟΙΗΣΕΝ Bupalus Smyrnæis signum Fortunæ primum fecit. Il Maffei Art crit. lapid. lib. 3. cap. 1. can. 3. col. 77., per questa ragione dà per un’impostura questa iscrizione. Io direi piuttosto, che avendo qualche artista più moderno fatta simile figura ad imitazione di quella di Bupalo, vi abbia apposto il di lui nome, come autore di quella forma, che aveva data alla Fortuna. Vedi appresso al Capo iiI. §.4. Negli anni scorsi nella tenuta di Salone a destra della via prenestina fu trovata una base colla iscrizione ΒΟΥΠΑΛΟΣ ΕΠΟΙΕΙ Bupalo faceva, che stava vicina ad una bellissima statua di Venere, in atto di uscire dal bagno, collocata nel Museo Pio-Clementino. Osserva il sig. abate Visconti nella descrizione di questa Venere Tav. 10. pag. 17., che per quanto sia verisimile che ad essa spettasse la base, non è probabile, che una statua di lavoro così elegante, e gentile sia opera di Bupalo; ma che il di lui nome vi sia stato apposto dall’ignoranza, o dall’avarizia: se pur non è altro Bupalo.
  6. idem lib. 2. cap. 15. pag. 143. [Se potessimo prestar fede a Cedreno Compend. hist. cap. 120. pag. 322. C. non potrebbe dubitarsene: perocchè narra questi, che la statua di Minerva Lindia, della quale ho parlato nel Tomo I. pag. 41. not. a., lavorata da questi due artisti, fu mandata da Sesostri re d’Egitto al tiranno di Lindo Cleobolo. Del tempo, in cui vivea Sesostri, ne ho parlato nello stesso Tomo I. pag. 78.