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114 Progressi e Decadenza dell’Arte

costumi degli uomini di que’ tempi. I primi successori dei grandi maestri dell’arte non fecero come Solone riguardo alle leggi di Dracone, cioè non s’allontanarono dalle loro massime; ma come i più accorti legislatori, temperando colla saggezza le prische troppo austere leggi, più utili le renderono e più miti, così quegli artisti studiaronsi di avvicinare vieppiù alla natura e le forme che dagli antichi erano state disegnate secondo un sistema loro proprio, e la beltà sublime che nelle statue de’ primi maestri era quali un’idea astratta dalla natura; ne rifultò quindi una maggior varietà. Deesi intendere in quello senso la grazia, che diede un nuovo risalto alle opere dello stile bello.

[...or sublime...]

§. 14. A questa Grazia che, siccome le Muse1, non fu venerata che sotto due diversi nomi presso gli antichi Greci2, sembra che siano pure stati attribuiti due differenti caratteri, come alla madre di Amore, di cui è compagna. Una, simile della Venere celeste, è di più sublime origine, costante ed immutabile, come le leggi eterne dell’armonia, di cui essa è figlia; e a questa ebbe mente Orazio quando nominò una sola Grazia, di cui le altre due suppongonsi sorelle3. L’altra, come la Venere nata da Dione, è più soggetta alla materia: essa è figlia del tempo, e compagna della prima Grazia, ossia della celeste, per annunziarla a coloro che non ne fanno i misterj. Discende volentieri dal sublime suo grado; e compiacente, senza però avvilirsi, si comunica a coloro, che la vanno considerando; non è soverchiamente avida dì piacere, ma nemmeno ama di rimanersi negletta o non curata. All’opposto la prima Grazia, compagna degli dei4, sufficiente a sè


s tes-
  1. Confer Liceti Responsa de quæs. per epist. pag. 66.
  2. Paus. lib. 2. cap. 18. pag. 254. lib. 9. cap. 35. pag. 780. V. Eurip. Iphig. in Aul. vers. 555.
  3. Carm. lib.. od. 19. vers. 16., lib. 4. od. 7. vers. 5.
  4. Hom. Hymn. in Ven. vers. 95. [ Le dice tutte tre compagne degli dei.