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D e l   P a n n e g g i a m e n t o. 431

ov’è una cavità. Le moltiplici e spezzate pieghe, che sono sì ricercate nei panneggiamenti dalla maggior parte de moderni statuarj e pittori, non teneansi già in conto di bellezza presso gli antichi, i quali altronde ben sapeano far panneggiamenti variati ed eleganti, come vedesi nel manto del Laocoonte, e in un altro panno gettato sopra un vaso segnato col nome dell’artefice ΕΡΑΤΩΝ esistente nella villa Albani1.

[Usavano le donne altri ornamenti...]

§. 10. Fra gli ornamenti muliebri, oltre quei che serviano, di guarnizione alla veste, annoverarsi denno quei del capo, delle braccia, e de’ piedi. Della capigliatura già abbiamo [... ai capelli...] parlato ne’ Capi antecedenti, e poco altronde vi è da osservare sull’acconciatura de’ capelli nelle antiche figure greche, ove ben di rado son messi a ricci, e ove la chioma femminile è più semplice che quella degli uomini2. Nelle fi-


gure


  1. Descript. des pierr. grav. du Cab. de Stosch, cl. 2. sect. 13. n. 959. pag. 167.
  2. Se crediamo ad Ovidio non era certamente semplice nè uniforme l’acconciatura de’ capelli predo le donne romane de’ giorni suoi. Ognuna, dic’egli, dando insegnamenti d’amore, scelga quella moda che è più confacente al suo volto. Una in due li divida sulla fronte, l’altra ivi dalle tempie li sollevi, onde libere veggansi le orecchie: questa si lasci cader sugli omeri lo sparso crine: quella stretto lo annodi, come Diana cacciatrice ec. Ecco i suoi medesimi versi de Arte am. lib. 3. vers. 135. segg.:

    Nec genus ornatus unum est: quod quamque decebit,
    Eligat; & speculum consulat ante suum.
    Longa probat facies capitis discrimina puri:
    Sic erat ornatis Laodamia comis.
    Exiguum summa nodum sibi fronte relinqui,
    Ut pateant aures, ora rotanda volunt.
    Alterius crines humero jactentur utroque.
    Talis es assumpta, Phœbe canore, lyra.
    Altera succincta, religetur more Dianæ;
    Ut solet, attonitas cum petit illa feras.
    Huic decet inflatos laxe jacuisse capillos:
    Illa sit astrictis impedienda comis.
    Hanc decet ornari testudine Cyllenea,
    Sustineat similes fluctibus illa sinus.
    Sed neque ramosa numerabis in ilice frondes,
    Nec quot apes Hyble, nec quot in Alpe feræ;
    Nec mihi tot positus numero comprendere fas est;
    Adjicit ornatus proximi quæque dies.
    Et neglecta decet multas coma sæpe jacere:
    Hesternam credas; illa repexa modo est.
    Ars casum simulet . . . . . . . . . .
    . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
    Fœmina canitiem germanis inficit herbis;
    Et melior vero quæritur arte color.
    Fœmina procedit densissima crinibus emptis,
    Proque suis alios efficit ære suos.
    Nec rubor est emisse palam . . . . . .