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318 D e l   B e l l o   c o n s i d e r a t o

dono in lunghi ricci paralleli. Forse da quella acconciatura de’ crini a lei propria ha preso Pallade il soprannome poco conosciuto di παραπεπλεγμένα. Polluce, spiegando quella voce con quell’altra ἀναπεπλεγμένα, non ce ne dà una più chiara idea; ma probabilmente quell’epiteto indica la maniera particolare di legar le chiome: maniera, che ha pur voluta spiegare il mentovato scrittore. E’ anche verosimile che l’aver quella dea i capelli più lungi delle altre sia il solo fondamento per cui sulla sua chioma giurar si solea. Si trova, sebben di raro, qualche volta Pallade tenente la destra sul capo armato d’elmo, qual vedesi presso al Giove sedente in cima alla facciata del tempio di quello dio, sul basso-rilievo del sagrifizio di M. Aurelio in Campidoglio, e su un medaglione d’Adriano nella biblioteca Vaticana1.

[Diana.] §. 11. Diana piucchè ogn’altra delle dee maggiori ha la figura e le sembianze d’una vergine, che essendo dotata di tutte le attrattive del suo sesso sembra ignorarle. Non ha però umile e piegato a terra lo sguardo, come Pallade, ma libero, franco, gioviale, quasi intento alla caccia, sua piacevole occupazione, e quale appunto si convien ad una dea che per lo più rappresentasi in atto di correre, cioè diretto orizzontalmente in guisa che passando sui vicini oggetti tenda a’ più lontani. I suoi capelli sono d’ognintorno della testa ripiegati in su, e di dietro, alla maniera delle fanciulle, legati sopra la collottola come in un gruppo o nodo, senza diadema, e senza quegli altri attributi o fregi, che le furono dati ne’ tempi posteriori. La sua figura è più svelta, ed ha membra più pieghevoli che Giunone o Pallade; cosicchè Diana mutilata si riconoscerebbe fra tutte le altre dee, come Diana stessa presso Omero fra tutte le sue belle Oreadi distinguevasi. Per lo più non ha che una succinta veste, la quale


non


  1. Venut. Antiq. Numism. max. mod, &c. Vol. I. Tab. XI.