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n e l l e   v a r i e   f i g u r e , e c. 309

sono più rilevati, più in moto, e più elastici che non soglion essere naturalmente. Ancor più chiaro ciò si scorge su gli stssi muscoli del Laocoonte1, in cui la natura vedesi sollevata sino all'ideale, principalmente ove le stesse parti si paragonino con quelle delle figure divine o deificate, quali sono l’Ercole e l’Apollo di Belvedere. Il movimento de’ muscoli nel Laocoonte è portato oltre il vero, e poco men che all'impossibile: sono essi a foggia di tante collinette che si serrano» e stringon l’una l'altra per esprimere la violenza degli sforzi che faceano in lui il dolore e la resistenza. Sul torso dell’Ercole deificato v’è pur ne’ muscoli una forma e una bellezza ideale e sublime; ma questi simili alle placid’onde d’un mare tranquillo sollevansi dolcemente ondeggianti e succedentisi lentamente. Nell’Apollo, che è l’immagine del più bello fra gli dei, i muscoli son molli e dilicati, simili a un fuso vetro, in cui un dolce soffio abbia formato un ondeggiamento appena riconoscibile allo sguardo, e men sensibile ancora al tatto.

§. 38. In tutte le opere loro gli artisti aveano per oggetto principale de’ loro lavori e de’ loro studj la bellezza; anzi i mitologi e i poeti, volendo fare avvenenti i giovani eroi, tant’oltre andarono, che talora ne renderono per fin equivoco il sesso, come può vedersi nelle figure d’Achille, il quale per la molle avvenenza del sembiante in ammanto femminile visse sconosciuto tra le figlie del re Licomede, come una delle loro compagne2. Vedasi ciò rappresentato in un basso-rilievo della villa Panfili, e in un altro di Belvedere a Frascati, la cui figura è premessa alla prefazione de' miei Monumenti antichi. Tal bellezza equivoca fra i due fedi scorgerebbesi pure in Teseo, se si dovesse effigiare quale in


lun-


  1. Ne daremo anche la figura nel iI. Tomo.
  2. Stazio Achill. lib. 1. v. 600. segg.