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268 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o

dell’occhio può esser cagione della varia sensazione che fanno negli uomini i colori degli oggetti, dir potremo eziandio che dalla diversa tessitura ed energia dei nervi della vista nasca la differente idea delle forme, nelle quali la bellezza consiste. Per ciò meglio comprendere si ponga mente all’infinita varietà di frutti d’ogni specie; essi hanno differente forma, colore, e gusto: differenza cagionata unicamente dalla varietà delle moltiplici fibre, alle quali intessuti sono e intrecciati i canaletti, per cui circolano gli umori, si dolcificano, e maturano. E tanto più sembra probabile doversi alla differente tessitura dell’organo della vista le diverse idee del bello, quanto che osserviamo una stessa bellezza far differenti impressioni fu coloro medesimi, che occupati si sono ad imitarla e rappresentarla.

§. 10. Altri sortirono dalla natura un gusto fino e dilicato per la bellezza pura; ma non l’ebbero, a così dire, maturo abbastanza e sicuro: onde alcuni tra di elfi coll’arte, cioè col voler troppo finire le opere loro, e far pompa del loro sapere, si sono renduti duri e secchi, eziandio quando hanno voluto effigiare giovanili figure, come avvenne a Michelangelo. Altri hanno interamente guastato quel loro gusto per una popolare adulazione collo studiarsi di piacere a’ sensi grossolani, rappresentando loro oggetti facili a concepirsi; e in quello difetto cadde Bernini. Egli è certo che Michelangelo ha principalmente studiata la bellezza sublime, siccome appare dalle sue poesie, sì pubblicate che inedite, ove parla di essa con espressioni sollevate e grandi; quindi è stato mirabile nel dipingere figure d’uomini robusti, ma per la stessa ragione nelle sue figure giovanili o di donne ha rappresentate creature d’un altro mondo, per le forme non meno che per le azioni e per gli atteggiamenti. Egli è riguardo a Raffaello ciò che Tucidide è in paragone di Senofonte. Bernini ha


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