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sere gli autori di siffatti monumenti, si potranno essi almeno senza far loro ingiuria considerare come scolari degli artefici greci; e questa opinione diviene d’un’evidente certezza, qualor sia vero, come scrive Diodoro1, che i più antichi Campani abbiano cominciato soltanto nell’olimpiade lxxxv. ad essere una nazione particolare (τὸ ἔθνος τῶν Καμπανῶν συνέστη).

[...de' quali abbiamo monete...] §. 7. Devono tenersi certamente come proprie de’ Campani le monete delle città situate nell’interiore della provincia, ove i Greci non condussero mai colonie, quali sono Capua, Tiano, e altri luoghi; e lo stesso deve dirli di quelle monete, le quali hanno iscrizioni nel linguaggio proprio de’ Campani, ch’era simile all’etrusco; e che per tal cagione da alcuni furono credute iscrizioni puniche. Così pensò Bianchini2 d’una moneta di Capua. Il marchese Maffei però, trattando dell’iscrizione di quella moneta, ebbe a confessare che non ne intendeva punto il significato3. Vien pur creduta punica l’iscrizione d’una moneta di Tiano nell’Opera delle monete Pembrokiane4. Ma mentre la scrittura dimostra che i Campani abbianla avuta dagli Etruschi; dall’impronto, che non è punto fecondo lo stile dell’arte etrusca, s’inferisce che il disegno abbianlo essi, ficcome s’è detto, imitato da’ Greci. La testa d’un giovane Ercole sulle monete d’ambedue le summentovate città, e la testa di Giove su quelle di Capua sono d’una bellissima idea di disegno: la vittoria stante fu un cocchio a quattro cavalli in una moneta della città medesima non distinguesi dagl’impronti greci.

[...e vasi di terra...] §. 8. Le monete delle città campane sono ben in piccol numero al confronto de’ vasi dipinti, che in que’ paesi in ogni [...detti erroneamente etruschi.] tempo sono stati disotterrati, ed erroneamente vasi etruschi si dicono. I primi a così chiamarli furono Buonarroti e Gori,


che


  1. lib. 12. §. 31. pag. 398.
  2. Istor. Univ. cap. 11. pag. 168.
  3. Veron. illustr. par. 2. pag. 259. n. 5.
  4. Mus. Pembr. par. iI. Tab. 88.