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60 VITA DI PIO VII

rà a sua santità di communicar loro: e perchè non si possa da alcuno allegar ciò in ignoranza, sarà il presente proclama pubblicato ed affisso nei soliti luoghi. » Con si fatte grida eransi gli animi dei sudditi innalzati a grandi speranze. Non appena il cannone di castel sant'angelo traendo a festa avvisò i romani, che il pastore universale del mondo cattolico approssimavasi al ponte milvio un sentimento di rispetto, di amore, di filial tenerazza animò e scosse la città eterna così, che tutti i cittadini si travolsero a torme per le vie, sulle quali dovea, come in trionfo, transitare il pontefice. Bellissime erano le decorazioni di fiori, di drappi, di allori preparate dalla letizia romana per festeggiare il lietissimo avvenimento. Chi conosce Roma e il modo energico con cui sà questo popolo sublime esprimere la sua esultanza non ci giudicherà esagerati se diremo, che i trionfi accordati ai Cesari furono al paragone di quello meno interessanti e men belli: affrettavansi tutti, tutti fissavano anziosi lo sguardo sul volto mansuetissimo di Pio VII, che entrato in Roma alle quattro pomeridiane del dì ventidue giugno passando benediceva e sorrideva al popolo lungo le strade plaudente. Era ai romani lieto presagio il vedere diffusa sulla fronte del santo padre quell'aria di bontà, quel sentimento ineffabile, che ha la grandezza temperata dalla modestia: splendidissimo carattere del nuovo sovrano. Lo precedeva il marchese Ghislieri ambasciatore e commissario di Cesare, lo seguiva splendida in armi la cavalleria imperiale: lo ricevea a porta del popolo la suprema giunta di governo e il generale napolitano Naselli. I patrizi romani a dimostrare l'antico loro attaccamento ai gerarchi di santa chiesa a proprie spese sulla vastissima piazza all'ingresso del corso un temporaneo arco di trionfo vollero costruito1. I cannoni situati in tutte le piazze

  1. Sulla piazza del popolo, e precisamente frà le due chiese, sorgeva un magnifico arco trionfale fiancheggiato da due archi minori, che aprivano pur essi l'ingresso alle due vie laterali di Ripetta e del Babbuino. Era questa una prova di amore data al pontefice dal patriziato romano. L'arco principale vedeasi adorno di ecclesiastici trofei fra gl'intercolunni: stavano nell'interno due bassorilievi, l'uno dei quali rappresentava lo sbarco del santo padre in Pesaro con l'epigrafe

    EXCENSIO . IN . PORTVM . PISAVRENSEM


    mostrava l'altro l'incontro fatto al pontefice a poche miglia da Roma del duca di Mondragone, rappresentante di Ferdinando IV di Napoli, sotto il quale leggevasi a grandi caratteri il soguente motto:

    INGRESSVS . IN . VRBEM . ROMAM


    vedeasi sulla sommità dell'arco leggiadrissimo gruppo: la religione, che abbatte la falsa dottrina: quattro statue sorgevano fra gl'intercolunni: sul lato riguardante la porta del popolo erano i santi protettori di Roma Pietro e Paolo: sù quello rivolto alla via del corso vedeansi i due santi pontefici Gregorio Magno, e Pio V. Ai lati del gruppo erano due genii portanti in mano corone di alloro. A grandi caratteri scritto sull'attico dell'arco eretto a spese del patriziato romano leggevasi:

    ADVENTVI . PRINCIPIS . SACRATISSIMI

    D. N. PU. SEPTIMI. PONT. MAX.

    S.P.Q.R

    PRO . TEMPORE. ET . COPIA