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26 VITA DI PIO VII

il viaggio per aspettare al suo fianco gli eventi. Vi giungea in fatti quando il pontefice stretto dalle angustie, abbandonato dai principi, che provvedere dovevano alla salute dei propri stati, contrariato dalle sorti di guerra, vinto sul Senio1 non avea miglior partito, che abbassarsi agli accordi con chi, occupati gli stati di santa Chiesa, stavasi tutto in armi minacciando la capitale.

XVIII. Tutto quanto vedeasi nella città ai conturbati spiriti aggiungeva sgomento. La corte senza speranze, gli ecclesiastici nel dolore, i magnati tementi pel nuovo ordine di cose e più pei loro averi. Crescea paura alla città un andare, un interrogarsi a vicenda, un dubitare penoso. E poiché nei gravi casi il timore aumenta il sospetto, chi dicea correre i francesi sbrigliati su Roma, accamparsi lungo la sponda del tevere sul ponte milvio e chi di averli veduti. Avvalorava le voci il sinistro fragore dei carriaggi scorrenti le strade dell'atterrita Roma per mettere sulla via di Terracina o di Toscana in salvo gli ori, gli argenti, le preziose stoviglie dei grandi. Intanto, misero ingombro delle piazze, stavasi una plebe di servitori ridotti per colpa dei tempi in povera condizione: un popolo di uomini avvezzi a vivere grassa vita delle elemosine di luoghi pii e di grandi famiglie. Pochi, ma fatti audaci dalla impunità erano faziosi, che si guardavano, e si felicitavano nella iniqua speranza. Era ciò ben tristo spettacolo, ma peggiore la paura dell'avvenire. A Pio non rimaneva che la preghiera, e pubbliche preghiere ordinava, mentre commettea al cardinal Mattei, venuto testé in grazia al conquistatore, di entrar per lettere in trattative. Lo fece: benevole giungevano le risposte di Bonaparte: sapere, scrivea il giovane capitano di Francia, che sua santità era stata ingannata: voler mostrare all'Europa la moderazione della repubblica francese: attendere fra cinque giorni plenipotenziari a Fuligno per trattar degli accordi2: dicea in altra lettera: aver

  1. Soldati francesi , e cisalpini di alto rango hanno parlato con lodi dei fatti d'armi e della resistenza opposta dai pontifici.
  2. Correspondance de Bonaparte. Tom. II.