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24 VITA DI PIO VII

diere1. Tristo spettacolo ai popoli traversavano i prigionieri le provincie dell'alta Italia ammirati e compianti. Poche erano ragioni a sperare, moltissime e gravi a temere. Parea da un lato a Pio VI, che Francia grande in armi, fosse internamente agitata da quel principio istesso di religione, che si volea conculcato: deducea quindi necessarie le trattative con Roma2: credea del pari impossibile volere un Bonaparte, italiano di origine, l'avvilimento e la oppressione di Roma. Accoravasi dall'altro nel vedere per tante vittorie caldeggiato il valore francese, propagata l'idea, esaltate le menti. In tante agitazioni prevalse il consiglio della resistenza alle domande del direttorio. Conseguenza di questo, la lega tentata con l'Austria e la guerra; e a guerra ordinavansi sei o sette mila soldati e cinquecento cavalli sulla destra sponda del Senio capitanati dal general Colli, a sostenere le ragioni del pontefice venutoci da Vienna. Buoni erano gli ordini di battaglia, valide le difese, ma non tali da resistere all'impeto di un nemico fatto animoso dalle vittorie. Credesi dagl'istorici, che un reggimento Corso, mancando alla fede giurata, abbia resa impossibile la resistenza. Le difficili strade impedirono ai soldati repubblicani incalzare l'armata pontificia, che disordinatamente riparò in Faenza, abbandonando quattordici cannoni in potere del nemico. Da colà al sopravvenire dei Francesi, che ne atterrarono le porte, si ritrassero i nostri in Ancona, ma durando lo spavento della disfatta, precipitosi piegarono su Loreto3, quindi fra Fuligno e Spoleto accamparono. Frutto della vittoria la Marca, il ducato di Urbino, gran parte dell' Umbria

  1. Erano fra queste le bandiere riccamate dalla imperatrice d'Austria donate ai volontari di Vienna.
  2. Dicea Clarke aver bisogno la Francia del papa perchè i preti non avversassero la rivoluzione politica.
  3. Prevedendo il general Colli il pericolo, a cui era esposta la santa casa di Loreto fece porre su i carri gli arredi preziosi e le reliquie più insigni, che appartenevano al santuario indirizzandole a Roma.