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LIBRO I 21

lodarsi della mediazione spagnola1 spediva a Parigi negoziatori di pace che nulla ottennero.

XV. L'ordine degli eventi ci trasporta sull'Emilia d'onde il vescovo d'Imola Chiaramonti di se non temente, sollecito della salute del proprio gregge, non volle allontanarsi per proteggere con la voce e con gli scritti la religione e la fede, e gettar così le fondamenta di sua futura grandezza. Mentre in Roma e nello stato facevansi enormi sacrifici per soddisfare ai duri obblighi contratti per l'armistizio, pesavano su noi nuove sciagure: la pace era un bisogno, impossibili i patti per conseguirla. Il bersagliato Pio VI non dovea, non potea cedere alla esorbitanza delle domande: voleansi dal direttorio chiusi i porti agl'inglesi, negato il passo ai nemici, aperto ai francesi: voleasi la rinunzia a Ferrara, a Bologna, a Benevento, Castro, Ronciglione e Pontecorvo: esigevasi dal pontefice revocati gli atti emanati dall'ottantanove per le cose di Francia e ordinate pubbliche preci per la incolumità della repubblica. Dissentirono i cardinali, si ruppero le trattative. Diriggeva intanto il santo padre un breve ai principi, invitandoli a sostenere gl'interessi della religione: grave per anni soggiungeva, darebbe esempio di costanza ai popoli e ai re. Magnanimo, tenne la sua parola. Il cardinal Chiaramonti, che in tempi tanto calamitosi, e in tanto tumulto di armi avea con l'affabilità dei modi frenato l'impeto dei vincitori, e resi più umani, o meno esigenti verso il paese, che andavano occupando2, vide con profondo dolore i citta-

  1. Questo disgraziato ministro sembrava destinato ad accreditare in tutte le circostanze con la sua autorità la mala fede di coloro con i quali negoziava e sacrificare in pari tempo quelli per i quali trattava. È singolare il riflesso che il cavalier de Azara dopo aver tante volte compromesso il suo nome, rimanea sempre amicissimo di chi aveva sacrificato. Vedi Coppi Ann. d' Ital. anno 1796.
  2. Fu visto passeggiare per Imola con gli ufficiali dell'armata francese: li convitò tal volta, memore, che il vescovo di Nizza il quale non avea dato saggio di moderazione in circostanze meno penose, anzi che giovare al suo popolo ebbe a stento dal generale Anselme tanto di tempo, che bastavagli appena ad allontanarsi dalia sua sede e rifugiarsi a piedi a Scarena.