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20 VITA DI PIO VII

quillità del generale francese ingannò il ministro del gran duca, che si tenne sicuro e la sua fidanza trasfuse in altri. Caduto nella rete, nol vide che quando il duce di Francia si tenne in mano Livorno1. Con estesi poteri precipitavasi, inviato del papa per trattare la tregua, il marchese Antonio Gnudi, sostenuto dai buoni uffici del cavalier Niccola de Àzara ministro di Spagna presso la santa sede. Fu conchiusa a caro prezzo la tregua li ventitré giugno 1796: duri gli articoli, ma indispensabili. Erano in Bologna segnatari Gnudi e Azara per Roma; Bonaparte, Garrau, Salicéti per Francia. Annunciandolo al direttorio il comandante supremo scrivea: poteasi sperare di più, non averlo conseguito per colpa dei negoziatori. Dieci articoli comprendevano la somma dei patti: il possesso delle legazioni di Bologna è Ferrara; la cittadella di Ancona con artiglierie e provvisioni, la cessione di cento capolavori di arti, e di 500 manuscritti a scelta dei commissari; il pagamento di vent'uno milioni di lire francesi; il diritto d'imporre contribuzioni in Bologna, Ferrara e Faenza2. Roma, che non ebbe a

  1. Mentre il ministro toscano lagnavasi con Bonaparte dell'avvenuto, questi senza rispondergli, domandò che cosa era quel segno che vedea sull'abito di alcuni signori toscani. È la croce di s. Stefano replicò il ministro. Ebbene, soggiunse il giovane capitano, mandatene uno al canonico Bonaparte mio zio, che ho visitato a s. Miniato. Glie ne ho data promessa.
  2. Questo armistizio null'altro aveva di chiaro , che la necessità di pagare in poco tempo una somma immensa e il trovarsi lo stato esposto sempre a versare in mano ai soldati di Francia quelle somme, che si vorrebbero imporre nelle legazioni di Bologna e Ferrara non meno, che in Ancona.