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fermo cosa che non sappia di sicuro, e che non possa documentare, mi tengo dal narrare ciò che allora e poi si mormorò intorno ai discorsi ed ai, proponimenti loro.

Questo sì affermo, perchè il so, che ed il Canino,e lo Sterbini non appena furono in Roma, incominciarono l’uno e l’altro, ognuno secondo suoi peculiari modi, a far romore; e qual si-diede a celebrare il ministero democratico di Toscana, e a profetar’miracoli della Costituente; qual si diede a condannare e vituperare Pellegrino Rossi, il ministero romano, il governo de’ preti.1»

Difatti, ritornato appena lo Sterbini a Roma, rese conto al circolo popolare di ciò ch’erasi deciso in Torino.

Presentò il progetto di confederazione italiana, e propose un comitato centrale romano composto da tutti i circoli. 2

Intanto il Garibaldi reduce dall’alta Italia e dalla valle d’Intelvi, d’onde il 20 di ottobre aveva diramato ai Lombardi un proclama,3 fece la mostra di voler colla sua legione (ch’era un’accozzaglia di gente di ogni paese) entrare nel Bolognese. Giunto però colà in tempo il Zucchi, che probabilmente v’era stato mandato a disegno per impedirlo, riuscigli di procurare al Garibaldi un imbarco a Ravenna per Venezia.

Altro bene segnalato procurò il Zucchi ai Bolognesi, disarmando nella notte del 13 novembre tutti coloro che non erano inscritti nei ruoli civici. E ladri, e sicari, e malandrini di ogni specie vidersi così privati di quelle armi che non a difesa, ma ad offesa degli onesti cittadini in loro mani esistevano; sicchè al terrore successe la calma, all’incertezza la sicurtà4.


  1. Vedi Farini, Vol. II, pag. 357 e 358.
  2. Vedi l’Epoca del 14 novembre.
  3. Vedi il VII Vol. Documenti, n. 26.
  4. Vedi la Gazzetta di Bologna del 14 novembre 1848, non che il Sommario, n. 41.