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434 | storia |
- 4° La levata del blocco di Trieste.
- 5° Lo sgombramento da Peschiera, Rocca d’Anfo e Pizzighettone.
- 6° Lo sgombramento di Modena e Parma; e per ultimo
7° L’immediata liberazione di tutti gli ufficiali ed impiegati trattenuti, ed il loro invio al quartier generale del Feld maresciallo.1
Il governo di Milano decretava il 1.° di agosto la leva in massa.2 A questo passo estremo ricorrevasi come misura necessaria in quegli estremi momenti, resi più terribili dallo sdegno e dall’ira che la durezza delle austriache proposte eccitava negli animi.
Una deputazione composta dell’arcivescovo, del podestà di Milano Paolo Bassi, e di due cittadini, recavasi al campo, ma non ne trovava migliori.3
L’armata di Carlo Alberto indietreggiando sempre, era il 3 a Milano. Avvicinavasi il generale Radetzky, chi diceva con trentacinque, chi con sessanta mila uomini, sopra quella sventurata città che l’ira delle passioni doveva rendere teatro di scene orribili e vergognose. Il 4 fuvvi un forte combattimento sotto Milano, ma i Piemontesi si ebbero la peggio. Univasi alle loro sventure la imprevidenza dei fornitori che fecer mancare il vitto. Erano i Piemontesi battuti, estenuati, scoraggiati, affannati. Per colmo di disgrazia l’indisciplina ancora si era impossessata di loro dopo la rotta.
Mentre finalmente il 5 stipulavansi i patti della capitolazione di Milano con cui risparmiavasi la città, promettevansi riguardi, accordavansi due giorni all’armata sarda per ritirarsi, permettevasi sino all’indomani alle otto libera uscita a chi volesse partire, stabilivansi la occupazione di porta Romana e l’entrata e occupazione della città a mezzo giorno, pattuivansi il trasporto degli ammalati e dei feriti