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tutti quei civici di Civitavecchia che li condussero in Roma. Grandi evviva a Genova, a Pio IX, a Carlo Alberto, all’Italia. Vi furono discorsi pronunziati dal Carenzi genovese, dal Meucci romano, e poesie del Guerrini e del Cagiati. Oggi il generale duca Massimo alle due pomeridiane convitava nella sua villa i deputati genovesi e tutti i civici già detti con buon numero di altri onorevoli personaggi romani.»1

I cannoni furon consegnati il giorno 9 in Campidoglio. Sentiamone però dalla stessa Pallade la descrizione.2

«I cannoni genovesi uscirono finalmente dalla loro prigionia. Ieri alle tre pomeridiane furono condotti alla piazza del Popolo, e di là al Campidoglio. Li seguivano in bell’ordine gli uffiziali dello stato maggiore, le bande militari, i soci dei circoli e casini di Roma preceduti dalle loro bandiere, e i battaglioni della guardia civica. Tutta la città era in moto e in festa. La magnifica bandiera donata in un coi cannoni dalle donne genovesi era portata da Ciceruacchio, il quale, giunto il corteggio al Campidoglio, salì a presentarla al senato, e la fece sventolare dalla loggia del palazzo fra le festose acclamazioni d’immensa moltitudine. Della consegna dei cannoni e della bandiera si fece atto pubblico, presenti i deputati genovesi, dopo di che furono ricondotti a Castel sant’Angelo.»

Quanto abbiamo narrato dice chiaro che ad onta delle ripugnanze papali, e dei pontificali divieti, voleva costituirsi una Roma bellicosa. Ma Roma bellicosa col papa in essa imperante sembrava a tutti gli uomini di senno una cosa non solo ridicola, ma ridicolamente mostruosa.

Toccando ora come di volo ( giacchè scriviamo la storia di Roma e non quella d’Italia) le imprese di Carlo Alberto e degli altri italiani suoi consoci, per isbandeg-

  1. Vedi la Pallade del 4 aprile 1848. — Vedi la relazione del banchetto nel V vol. Documenti, n. 10.
  2. Vedi la Pallade del 10 detto. — Vedi l’Epoca del 10, pag. 82