Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
164 | storia |
Era divenuta la Svizzera da vari anni, e massime fin dal 1831 in qua, il rifugio di tutt’i compromessi nelle passate rivoluzioni, come bene esperimento anch’egli lo stesso Pellegrino Rossi, di cui testè abbiam parlato. In Isvizzera Mazzini il 13 aprile 1834 gittò le basi della Giovine Europa. Le dottrine le più sovvertitrici sia in politica come in religione, ed il radicalismo più pronunziato non solo vi erano in voga, ma vi avevan gittato profonde radici.
L’atto solenne di fratellanza e di federazione fra i capi della Giovane Italia, della Giovane Alemagna, e della Giovane Polonia viene riportato dal Crétineau-Joly.1 Nel 1834 inoltre Mazzini impiantò la Giovine Svizzera e si ordinarono comitati nel Bernese, nei cantoni di Ginevra e di Vaud, nel Vallese, nel cantone di Neuchatel, e altrove.2
In seguito di ciò la città di Lucerna, volendo, rimediare ai disastri morali del radicalismo, decise in maggiorità, e facendo uso del suo diritto incontestabile, di chiamare alla direzione del suo seminario i seguaci del Loyola.3 E il papa Gregorio XYI ordinò loro di assumere la direzione della istruzione della gioventù clericale.
I radicali armaronsi per impedire lo installamento dei Gesuiti, ma armaransi ancora i loro amici; e nell’anno 1845 nacque un conflitto nel quale i radicali ebber la peggio.4
Proseguiron dopo questo scontro le mene pubbliche e segrete, e la Svizzera, sotto la moltiplice influenza delle consorterie politiche che l’irretivano in tutti i sensi, rimase costantemente in uno stato di agitazione, finché un capo famoso del radicalismo Giacomo Fazy, già stato compilatore dell’Europa centrale e quindi della Rivista di Ginevra, si decise a piegarsi secondo le viste del famoso Ochsenbein, capo dell’agitazione radicale, non che delle società segrete che lo sostenevano.