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cito di riporre uno de’ più dotti uomini, che a questo tempo medesimo fiorissero in Roma, e che negli uni ugualmente che negli altri si rendette illustre, benché la più parte delle sue opere siano infelicemente perite. Fu questi Marco Terenzio Varrone, il quale dopo aver sostenute lodevolmente le più ragguardevoli cariche della Repubblica, in tempo delle guerre civili seguì dapprima Pompeo; ma poscia abbandonatosi prontamente a Cesare, visse a lui caro e accetto per modo, ch’era egli stato destinato a raccogliere la pubblica Biblioteca, che voleva Cesare aprire in Roma87. Dopo la morte di Cesare involto egli pure nelle comuni turbolenze fu compreso nella proscrizion de’ Triumviri, e riuscito pure a stento a camparne la vita, non poté camparne i suoi libri, che furono dissipati e dispersi88. Cessati pur finalmente i tumulti, ritirossi a passar fra gli studj, de’ quali sempre erasi dilettato, il rimanente de’ giorni. Visse fino all’estrema vecchiezza; e Plinio il vecchio narra89, che in età di 88 anni continuava Varrone a scriver libri. Finalmente in età di presso a novant’anni morì l’anno di Roma 72790. Vuolsi qui 170 avvertire un errore, in cui per inavvertenza è caduto il Fabricio91, e che è stato trascritto dal Bruckero92, poiché fissando la morte di Varrone all’anno 727 di Roma, aggiungono, ch’esso corrisponde all’anno 27 dopo la nascita di Cristo; dovendosi forse dire innanzi, secondo l’opinione di quelli, che fissan la nascita di Cristo all’anno 754; la qual opinione però se sia la più probabile fra tutte le altre, io non voglio qui disputare.

XIX. Gli Elogj amplissimi, con cui dagli antichi è stato onorato Varrone, ci fanno

abbastanza conoscere, in quale stima egli fosse. E’ noto il verso di Terenziano Mauro in lode di lui:

Vir doctissimus undecunque Varro.

Il qual verso adducendo S. Agostino, di Varrone93 dice, che tanto ei lesse, che è a stupire, che pur gli rimanesse tempo a scrivere alcuna cosa, e che tanto scrisse, quanto appena crederebbesi, che si