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iva cercarle ancora qualche cospicua Biblioteca. E qual più cospicua di quella del Gran Signore? cui per altro non so, se sia mai toccato in sorte ad alcuno di vedere, benché molti viaggiatori pur ne ragionino78 . Eppure udiamo il celebre viaggiatore Pietro della Valle, il quale così scrive da Costantinopoli a’ 21 di Giugno del 161579

Nella Libreria Ottomana del Serraglio, che è di qualche considerazione,

perché è quella, che era già degli ultimi Imperadori Greci, con aggiunta anche di altri trovati per l’impero in diverse parti, si sa di certo, che c’è un Tito Livio intero con tutte le Deche. Il gran Duca alcuni anni sono trattò, secondo che ho inteso, di averlo, e ne offrì cinque mila piastre: non glielo volsero dare, o perché non avesse chi qui negoziasse o sapesse negoziare a verso, o perché i Turchi dall’offerta entrassero in sospetto, che valesse assai più, e che non si dovesse dare. Noi ora, cioè il nostro Signor Ambasciadore (di Francia), ne abbiamo fatti offerir sotto mano dieci mila scudi al Custode de’ libri, se lo piglia, e ce lo dà... Ce lo ha promesso, e l’avremmo senz’altro; ma la mala sorte di Tito Livio vuole, che questo barbagianni del Custode non lo ritrova, ed è molti mesi, che lo cerca, e non possiamo immaginarci, che Domine se ne possa aver fatto. Ma era pur facile l’immaginarselo; e il della Valle, invece di parlare con sì grande disprezzo del Bibliotecario di Sua Maestà Ottomanna, meglio avrebbe fatto a conchiudere, che in quella sì ragguardevole Biblioteca non vi era l’Opera tanto sospirata, e cercata tanto. E nondimeno questo gran tesoro si trovò pur finalmente. L’anno 1682 eccoti comparire a Parigi innanzi al Duca d’Aumont un Greco di Scio detto Giustiniano80, il quale lo assicura, aver egli nella sua patria l’opera intera di Livio; nell’incendio seguito in Costantinopoli questo libro essere stato gittato dalle finestre, raccolto da uno schiavo, venduto a’ Greci, passato in man d’un Calocero, e da questo prima per pegno, poscia nell’impotenza di riscattarlo per debito ceduto a lui. Il Duca d’Aumont volle presentarlo a Luigi XIV e questo gran protettore delle Lettere, che ben conosceva