Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/326

a’ quali si può aggiungere ancora Paolo Giovio, che dice75, trovarsi esso in una delle Isole Ebridi all’Occidente della Scozia, portatovi per avventura da Fregusio Regolo degli Scozzesi, quando insieme con Alarico Re de’ Goti dato il sacco a Roma seco ne riportò le migliori spoglie, e che gli Scozzesi avendol di fresco scoperto l’aveano offerto a Francesco I Re di Francia. Può egli un uom saggio pensar vegliando, e scrivere seriamente tai cose? Più verisimile potrebbe parere il racconto, che da una Cronaca manoscritta di Brema ha tratto il Morhofio76, nella quale si legge questo racconto: L’anno 1521 morì Martino Gronning di Brema Cantore di quel Capitolo e uomo dottissimo, il quale era stato pubblico Professore del Collegio della Sapienza in Roma. Aveva egli le Decadi e i libri smarriti di T. Livio scritti a mano, i quali aveva ei ricevuti dalla Biblioteca di Druntgeim nella Norvegia, ove fin allora erano stati nascosi. Di che avendo egli ragguagliato Filippo Beroaldo primo Bibliotecario del Papa, questi gli rispose, che portasse seco que’ libri a Roma, e che egli avrebbe procurato, che oltre le spese del viaggio se gli contassero subito mille scudi d’oro. Ma essendo frattanto morto Martino, que’ libri dispersi furono e lacerati da’ fanciulli e da altri non intendenti di tali cose. Ma a mostrare la falsità di questo racconto basta il riflettere, che qui si afferma, che il Gronning morisse l’anno 1521 mentre di 168 ciò trattava col Beroaldo. Or egli è certo, che Filippo Beroaldo il giovane, di cui qui si parla, morì tre anni innanzi, cioè l’anno 151877 .

XV. Ma a dare nuovo fomento alla curiosità de’ semplici, non bastava il collocare l’opera

intera di Livio nell’Arabia, nell’Ebridi, nella Dacia, nella Norvegia, e in Brema. Conven