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gli fu in tale stima, che, come narra Plinio il giovane70, uno Spagnuolo venne fin da Cadice a Roma unicamente per veder Livio, e vedutolo, senza curarsi d’altro, fe ritorno alla patria. In grande stima lo ebbe anche Augusto, e benché Livio liberamente scrivesse ciò che sentiva intorno alle ultime guerre Civili, e favorevole si mostrasse al partito di Pompeo, egli chiamavalo bensì scherzando col nome di Pompejano, ma non perciò scemò punto il favore, di cui l’onorava71 . Morì egli in Padova l’anno di Roma 770, come si ha dalla Cronaca Eusebiana. Oltre la Storia alcuni Dialoghi ancora aveva egli scritto e alcuni libri Filosofici72 .

XIV. Potrebbe parer questo il luogo opportuno a cercare, se sia vero ciò, di che alcuni

moderni Scrittori hanno accusato il Pontefice S. Gregorio soprannomato il Grande, cioè, ch’egli facesse gittare al fuoco quanti poté trovare esemplari della Storia di Livio. Ma come non di Livio soltanto, ma di altri antichi Scrittori si dice aver ciò fatto questo Pontefice, ed anzi egli viene accusato di aver distrutti i più bei monumenti, che ancor restassero in Roma, ci riserveremo a parlarne, quando sarem giunti a trattare della Letteratura Italiana de’ tempi, a cui egli visse. Ciò, che con verità si può dire, si è, che non vi è mai stato Scrittore, de’ cui libri tanto si sia compianta la perdita, e tante volte si sia avuta speranza di riaverli, quanto di que’ di Livio. Non dispiacerà, io credo, a’ Lettori il fare una breve digressione sulle follie, che intorno alle Opere di Livio si sono sparse più volte; e l’interrompere con un piacevol racconto le serie e fors’anche nojose ricerche, in cui spesso ci conviene entrare. Sembra, che alcuni abbian voluto prendersi giuoco degli Eruditi; e in tali luoghi hanno affermato trovarsi intera la Storia di Livio, ove forse il nome di questo autore non è mai giunto, e ove fors’anche il nome di Libro è barbaro e sconosciuto73. Tali sono coloro, che ci assicurano essere sì gran tesoro nell’Arabia74;