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hanno un nerbo e un’energia singolare. Vero è nondimeno, che la brevità il rende talvolta oscuro, e tanto più che alcune parole egli usa e alcune espressioni tratte dagli antichi autori, che ora difficilmente s’intendono, e che anche a’ suoi tempi erano già disusate. E questo è ciò, di che riprendevalo Asinio Pollione, come di sopra si è detto, e un distico ci è stato conservato da Quintiliano, in cui questo difetto medesimo gli si rimprovera. Et verba antiqui multum furate Catonis, Crispe Jughurtinæ conditor historiæ40 . Ma ciò non ostante egli è a ragion riputato uno de’ migliori Scrittori di tutta l’antichità. Marziale di lui dice:

Crispus Romana primus in historia41

. Ma forse il primato di tempo, e non quello di merito, vuol qui accennare Marziale, affermando, che fu egli il primo, che in colto e ornato stile scrivesse le cose Romane. Quintiliano ne parla con grandi elogj, e non teme di paragonarlo a Tucidide, e immortale chiama la velocità42 da lui usata, cioè l’ammirabile brevità, con cui in poche linee grandi cose racconta e descrive. Abbiamo ancora due orazioni ossia lettere a Cesare intorno al bene ordinar la Repubblica, e due declamazioni, l’una contro di Catilina, l’altra contro di Cicerone, che da alcuni gli vengono attribuite. Ma delle prime, 164 benché il Fabricio le creda opere di Sallustio, il Vossio però ed altri ne pensano diversamente; le seconde da tutti i buoni Critici si giudican lavoro di qualche Declamatore, come pure l’Orazione di Cicerone contro di Sallustio. Questi ancora ebbe un onor somigliante a quello di Cesare; cioè di avere una Regal destra impiegata a farne la traduzione; perciocché la celebre Lisabetta Regina d’Inghilterra lo volse in Inglese43 .

VIII. Di Cornelio Nipote sono incerti gli anni e della nascita e della morte. Solo sappiamo,

che a’ tempi di Catullo egli era già noto per le sue Storie, e che essendo vissuto per lungo tempo in istretta familiarità con Attico, gli sopravvisse, come egli stesso afferma nella vita, che ne compose, e che amiciss