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ere le migliori, e le più necessarie, e ridurle a pochissimi libri. Da questo suo amor per le scienze nasceva il favore da lui prestato agli uomini dotti; e io penso, che Cicerone al suo saper dovesse singolarmente la bontà e l’onore, con cui fu trattato da Cesare, il quale per altro sapeva di avere in lui, anche dopo il fine della guerra civile, un occulto e pericoloso nimico. Ma un più splendido contrassegno del suo amore per le scienze egli diede, quando a tutti i Medici e a tutti i Professori delle Arti Liberali egli accordò il diritto e i privilegj della Romana cittadinanza26. Che più? Anche a fare magnifiche collezioni di monumenti antichi e di libri d’ogni maniera ei rivolse il pensiero. Quanto alle antichità narra di lui Svetonio27 , Gemmas, toreumata, signa, tabulas operis antiqui semper animosissime comparasse. E per riguardo a’ libri vedremo a suo tempo, che il bel pensiero avea egli già formato di aprire a comune vantaggio una pubblica Biblioteca. Ma questo e tanti altri magnifici suoi disegni interrotti furono dall’immatura morte, che per mano de’ congiurati incontrò l’anno di Roma 709.

VI. De’ molti suoi libri i Commentarj soli ci son pervenuti; ma questi bastano a dimostrarci,

qual fosse la grazia, la nettezza, la forza dello stile di Cesare. Facile, chiaro, eloquente usa di un’eleganza di scrivere tanto più ammirabile, quanto meno vedesi ricercata. Nelle varie Edizioni, che ne abbiamo, intorno alle quali si può vedere il Fabricio28, si trovano comunemente otto libri della guerra Gallica, tre della Civile, e tre altri delle tre guerre d’Alessandria, d’Africa, e di Spagna. Ma quali di questi libri scritti fosser da Cesare, quali da altri, e da chi, udiamolo da Svetonio29

Lasciò ancora i Commentarj delle cose da sé operate, cioè della Guerra Gallica, e della Civile contro di Pompeo, perciocché delle guerre d’Alessandria, d’Africa, e di Spagna, non si sa certo l’Autore; alcuni pensano che fosse Oppio, altri Irzio, il quale compié ancora l’ottavo libro della Guerra Gallica, che Cesare lasciò imperfetto. Di questi libri di Cesare niuno ha parlato con maggior elogio di quello, che fece Cicerone, il cui giudizio io penso, che ognuno seguirà volentieri.