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22 LIBRO SESTO — 1806.

con le case alcuni de’ rimasti abitanti deboli ed innocenti. L’esercito avanzò, è fatte caute le altre città, accoglievano il vincitore con segni di amicizia e di allegrezza. Massena dopo aver cinto di assedio Amantea e Cotrone, giunto a Palme si arrestò; perchè in quell’ultima Calabria erano forti i luoghi e guardati da molti difensori, con animo fermato ad estremo combattere. Le terre che i Francesi tenevano, obbedivano a Giuseppe, quelle che gl’Inglesi o Siciliani, a Ferdinando; le non occupate dagli eserciti soggiacevano alla fortuna delle civili fazioni: così che in quelle province si vedevano molte morti, nessuna battaglia, i danni della guerra non la gloria.

I due castelli assediati cederono al fine con sorte diversa de’ presidii, ma gloria eguale; Amantea è città di Calabria di duemilacinquecento abitatori, fondata quasi su la marina del Tirreno, sopra un gran sasso già scoglio; la chiudono da tre lali le rupi, e dal quarto un vecchio muro fra due deboli bastioni; pochi soldati la guardavano e molti borboniani, gli uni e gli altri sotto il governo del colonnello Mirabelli, nato in quella città, ricco, nobile, usato all’armi ed all’onore; tre cannoni di ferro munivano i baluardi, le munizioni e le vettovaglie bastavano, l’animo ridondava. Il general Verdier con tremiladuecento soldati, artiglierie ed attrezzi, andò ad assaltarla; e quindi cinta quella fronte del castello che è verso la campagna, alzata una batteria di cannoni e di obici, agli albori del giorno, per segno convenuto, avanzarono a corsa con le scale i soldati più prodi, ma la forza del luogo ed il valore del presidio li respinse, sicchè scemati ritornarono ai campi. Altre offese, altri assalti, altre minacce andate a vuoto, il generale sperò di entrare in Amantea per il lato meno guardato, perchè creduto inaccessibile. In una notte lunga e fosca del dicembre, piccolo drappello di sette uomini, de’ quali primo il più destro, rampicandosi fra sassi che separano dal mare la città, tanto oltre avanzò che sentiva il parlare delle ascolte nemiche, mentre colonna più numerosa con funi e scale tacitamente seguiva le segnate tracce, ed altre schiere gridando e sparando attaccavano il muro bastionato per divertire i difensori dal vero assalto. Ma per voce infantile che dalla fronte di mare grida I Francesi, accorrono le guardie, tirano sessi ed archibugiate verso il luogo che il fanciullo indicava; è colpito un de sette e’ muore; altri della colonna maggiore sono feriti; ma nessuno si lagna per non discoprire la impresa. Si rassicurava per quel silenzio il presidio, scemavano i colpi, udivasi un Calabrese rimprocciare il fanciullo dell’affermare ostinato di aver visto e inteso i nemici, quando un obice del campo scoppiò in aria, e con la luce palesò gli assalitori. Mille offese ad un puntò partirono da’ vicini ripari, molti de’ Francesi furono morti, si arrestarono gli altri e si