Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/23


LIBRO SESTO — 1806. 19

poli tutti i vostri partigiani, ecciterete il paese a tumulto, segnerete le case da bruciare, i ribelli da uccidere.» Ed il foglio era firmato (incredibile a dirsi) da Sidney Smith. Come dall’altra parte gli amici del governo e ministri della polizia, più vigili e audaci, opprimevano i borboniani; e dal vicendevole sdegno derivavano molte morti per condanne o vendette, utili e cieche, a danno di nocivi e d’innocenti.

E l’esercito francese di giorno in giorno menomava, più per travagli che per ferro; avvegnachè l’eccessivo calore della estate, l’aer mal sano, il vivere disordinato, erano cagione di malattie e mortalità. Così nell’Europa moderna vedendo come i popoli possano far guerra agli eserciti ordinati, la Spegna ed altre genti imitarono l’esempio; e sebbene fin d’oggi a sostegno di servitù e di errori, verrà tempo che gl’imparati modi saranno usati per migliori cause. Era giunto a tale lo stato dell’esercito che nel consiglio del re fu posto ad esame, se ormai bisognasse adunar le schiere in luogo munito degli Abruzzi, ed aspettar soccorso dalla Francia o dal tempo. Il re piegando al più debole partito, Saliceti al più forte, fu deciso che doppiando mezzi e fatiche di guerra si accelerasse la resa di Gaeta; onde valersi nelle ribellate province di quattordici mila soldati, oppugnatori di quella fortezza, e che subito vi fusse spedito il maresciallo Massena, del quale la fama e l’ingegno apportassero ajuto ed animo a’ suoi, danno e sgomento al nemico.

XXI, Altro ajuto benchè lontano avevano gli assediatori di Gaeta. Il forte di Scilla, come ho detto innanzi, presidiato da Francesi, stringevano Inglesi e Siciliani a’ quali era prescritto di recarsi (reso appena il forte) in Gaeta, per accrescerne la guarnigione; ma Scilla faceva mirabile resistenza. Piccolo castello, un dì palagio baronale, fortificato in varii tempi e modi, con poche artiglierie, duecento uomini di presidio, e non avendo altra maggiore difesa che il luogo, punto sino allora ignoto nella storia dell’armi, contribuì alle fortune dell’esercito e del conquisto francese. Da che apprendano i militari a non giudicar lieve della importanza de’ luoghi forti; e figgere in mente essere una la legge, uno il debito degli assediati: non cedere che alla estremità di forza o di fame. Ma quel castello alfin cadde il dì 16 di luglio del 1806, perchè fu aperta con le mine dagli assalitori larghissima breccia ne’ muri, quando già nello interno erano i presidii menomati, scarso il vivere, esauste le fonti. Eppure i patti della resa onorarono i vinti, così esigendo valor di guerra; nè il cadere di Scilla giovò a borbonici di Gaeta perchè tardo.

Gaeta si arrese a’ 18 dello stesso luglio. Qual fosse per opere quella fortezza, ho già riferito nel primo libro narrando l’assedio del 1734; ma negli anni che succederono sino al trattato di Aix-la-Chapelle, e fra i timori di guerra sotto il regno di Ferdinando,