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72 LIBRO PRIMO — 1745.


XLIX. E volle Carlo che si ergesse un teatro, avendone allora la città pochi e sconci; e, per aggiungere alla magnificenza la maraviglia, comandò che fosse il più ampio teatro di Europa, fabbricato nel minor tempo possibile all’arte. Avutone il disegno dal Medrano, diede carico della esecuzione ad un tal Angelo Carasale nato di plebe, alzato in fama per ingegno di architettura e per opere ardite e stupende. Egli scelse il luogo presso alla reggia, abbattè molte case, aggiunse vasto terreno, acciò, aperto il palco scenico, si vedessero in distanza le maravigliose rappresentazioni di battaglie, cocchi e cavalli. Cominciò l’opera nel marzo, fini nell’ottobre del 1737, e il dì 4 di novembre, giorno del nome di Carlo, fu data la prima scenica rappresentanza. L’interno del teatro era coperto di cristalli a specchio, e gl’infiniti lumi ripercossi rendevano tanta luce quanta la favola ne finge dell’Olimpo. Un palco vasto ed ornatissimo era per la casa regia; il re entrando nella sala, maravigliando L’opera grande e bellissima, battè le mani all’architetto, mentre plausi del popolo onoravano il re, cagione prima di quella magnificenza.

In mezzo all’universale allegrezza il re fece chiamare il Carasale, e pubblicamente lodandolo dell’opera, gli appoggiò la mano su la spalla come segno di protezione e di benevolenza; e quegli, non per natura modesto ma riverente, con gli atti e con le parole rendeva grazie alle grazie del re. Dopo le quali cose il re disse che le mura del teatro toccando alle mura della reggia sarebbe stato maggior comodo della regal famiglia passare dall’uno all’altro edifizio per cammino interno. L’architetto abbassò gli occhi, e Carlo soggiungendo «ci penseremo» lo accommiatò, Finita la rappresentanza, il re su l’escire dal palco trovò il Carasale che lo pregava di rendersi alla reggia per l’interno passaggio da lui bramato. In tre ore, abbattendo mura grossissime, formando ponti e scale di travi e legni, coprendo di tappeti ed arazzi le ruvidezze del lavoro, con panneggi, cristalli e lumi, l’architetto fece bello e scenico quel cammino; spettacolo quasi dirci più del primo lieto è magico per il re.

Il teatro ch’ebbe nome di San Carlo, il passeggio interiore, il merito, la fortuna del Carasale furono subietto per molti giorni a’ racconti della reggia e della città. Laudi funeste; però che l’invidiato architetto, richiesto de’ conti, non soddisfacendo ai ragionieri, fu minacciato di carcere. Andò a corte, parlò al re, rammentò le grazie sovrane, il plauso del popolo, la bellezza dell’opera; rappresentò nella sua povertà le prove di onesta vita; e partì lieto scorgendo nel viso del re alcun segno di benevolenza. Ma così non era, perciocchè doppiarono le inchieste del magistrato; e poco appresso il Carasale, menato nella fortezza di Santelmo, fu chiuso in prigione dove campò ne’ primi mesi per gli stentati ajuti della fa-